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….
– “Francesco ti devo dire soltanto un paio di cose. Per prima cosa, questi 500 dollari sono soltanto i primi che dovrai versare per questo particolare trattamento. Ovviamente ogni versamento sarà privo di rintracciabilità”.
– “Benissimo”, disse Francesco. Per lui il denaro sporco non era un problema.
– “In secondo luogo, ovviamente, ti dovrai assumere la piena responsabilità per la partecipazione a questa iniziativa. Per poter progredire dovrai attenerti precisamente alle indicazioni che ti verranno fornite”.
– “Ok, capisco”.
– “Terzo, se credi di non potercela fare o se vuoi rivalutare la decisione ti conviene dirmelo il prima possibile. Hai una settimana per ripensarci. Se cambi idea tra tre mesi potresti pentirtene amaramente”.
– “Comprendo ciò che mi chiedi e dunque confermo la mia volontà di partecipare a questo progetto”.
…
Mentre il colloquio continuava, Francesco cercava di catturare il maggior numero di dettagli possibili su quest’uomo. Era alto circa un metro e ottanta, robusto, composto, disciplinato, con un’attitudine quasi militaresca. Capelli corti, abbigliamento casual, atteggiamento spavaldo – quasi strafottente.
Da quei pochi indizi sembrava che fosse un uomo in attesa dell’invisibilità totale, cosicché potesse passare completamente inosservato, abbandonando il mondo senza lasciare nessuna traccia di sé.
Prima di trarre conclusioni affrettate, Francesco gli fece una domanda che si era scordato di fare all’inizio della conversazione.
– “Come devo chiamarti?”
– “Chiamami Zero, proprio come il Metodo a cui verrai sottoposto”.
– “E come mai hai deciso di…”
Ma prima di concludere la domanda, Francesco venne bruscamente interrotto.
– “Non importano le mie decisioni, ma le tue…” – “Cosa ti ha spinto fin qui?”
Oops… Francesco non si aspettava questa domanda a bruciapelo, senza neppure conoscere il suo interlocutore.
Prese il suo caffè, soffiò sulla tazzina in modo da evitare il contatto visivo e disse: “A dire il vero avevo soltanto visto un volantino sotto casa mia…”
– “Rispondi alla mia domanda, senza essere troppo evasivo, per favore”.
Purtroppo per Francesco non c’era una via d’uscita. Non poteva tergiversare come era solito fare in queste circostanze. Nel suo lavoro poteva comodamente temporeggiare, prendendosi tutto il tempo che voleva, ma qui era un’altra faccenda. Qui non era lui a dettare le regole del gioco. Quel che è peggio è che non si sapeva a che gioco stava giocando e con chi stava giocando.
– “Ti ho contattato perché voglio cambiare vita. Ho più di trent’anni, e per il modo in cui stanno andando le cose non credo di poter tirare avanti a lungo”.
– “Per favore, sii più specifico. Se ci sono dei dettagli imbarazzanti puoi evitare di citarli”.
Francesco incrociò rapidamente lo sguardo, poi riprese: “Nulla di imbarazzante. Lavoro per una banda di malviventi, ma nessuno dei miei familiari o amici stretti è a conoscenza del mio vero lavoro. Neppure la mia fidanzata”.
– “Capisco” – disse Zero con tono distaccato – “Continua pure”.
– “Si tratta di un’attività pericolosa. Alcuni miei colleghi sono in carcere, altri ci hanno rimesso la pellaccia. Quale futuro posso permettermi in questo modo? Quale futuro posso garantire alla mia ragazza?”
Zero replicò: “Per caso i soldi che mi hai consegnato li hai guadagnati con la tua attività criminale?”
Francesco non rispose. Si limitò a una specie di smorfia, un sorrisino insignificante.
Non si fidava di un tizio che si faceva chiamare Zero. E sicuramente non era così ingenuo da fornirgli tutti quei dettagli personali.
– “Capisco, Francesco. Non c’è bisogno che tu aggiunga altro. Prossimamente riceverai un messaggio da parte mia. Un ultima cosa in merito alla tua relazione. Hai detto di avere una ragazza ma questo tuo nuovo percorso di vita potrebbe sconvolgere quella relazione sentimentale… Sei sicuro di voler continuare?”
– “Si”.
– “Ottimo”.
– “Caro Francesco, benvenuto nel Club Zero. Che il tuo azzeramento abbia inizio”.
– “Azzeramento?”
– “Si. In questo metodo il punto di arrivo è zero. Paradossalmente il livello finale coincide con il livello iniziale. I livelli successivi a zero sono livelli problematici, fatti per lo più di proiezioni, dilemmi e questioni inutili. Tu – come la maggioranza dell’umanità – parti da un livello di inutili complicazioni e poi rimani incastrato su quel pianerottolo esistenziale. Il nostro percorso consisterà nel retrocedere dal livello in cui ti trovi fino ad arrivare al livello zero. Se per esempio tu parti dal livello cinque (cioè dal massimo grado di complicazioni e dalla massima intensità di disagio), dovrai ritornare al livello quattro, tre, due, uno e infine zero (cioè minimo grado di complicazioni e minima intensità di disagio).
Ricordati che noi stiamo andando contromano rispetto al senso comune. Anziché seguire brevemente tutti i piccoli piaceri e sostare a lungo nel dispiacere, seguiremo brevemente dei piccoli dispiaceri in modo da sostare successivamente in una stabile condizione di tranquillità.
Il percorso preferenziale di quasi tutte le persone conduce alla sofferenza inutile.
Il nostro percorso preferenziale conduce lontano dalla sofferenza inutile. E se mi seguirai potrai incamminarti verso l’uscita dall’autostrada della sofferenza inutile”.
– “Un percorso preferenziale in senso metaforico?”
– “No, in tutti i sensi.
Ti semplifico il discorso all’osso mettendola sul piano fisiologico: c’è come un percorso neurale che conduce dalla sofferenza inutile alla fine di tale sofferenza.
Una volta individuato tale percorso si tratterà di ripercorrerlo fino a quando non diventerà il tuo percorso preferenziale, o meglio fino a quando non diventerà il percorso neurale preferito dal tuo cervello. A quel punto diventerà un’abitudine e non serviranno sforzi per rimanere in carreggiata. Il cervello attiverà automaticamente la nuova neuro connessione.
Ma prima occorre forzare un po’ la mano poiché la tendenza dominante della mente ordinaria è quella dell’auto-commiserazione, del dispiacere, della lamentela, del vittimismo, in poche parole della sofferenza inutile”.
– “C’è un modo per progredire più velocemente in questo tuo percorso di azzeramento?”
– “Sì. Devi ingannare te stesso”.
– “Per ottenere un vantaggio dal tuo metodo devo ingannare me stesso?”
– “Sì, devi ingannare te stesso per poter andare oltre te stesso. Ma tieni presente che il vantaggio del mio metodo è un vantaggio impersonale, ne consegue che non puoi usare questo trucco per ottenere un vantaggio personale. Questo non è un metodo di auto-aiuto o di crescita personale. Questo è un metodo di decrescita oppure depersonalizzazione. Attenzione però, depersonalizzazione non in senso clinico.
Solitamente la depersonalizzazione è un’esperienza destabilizzante, caratterizzata da un senso di distacco o estraneità dalla propria identità, dai propri pensieri, sensazioni, emozioni, oltre che dal proprio corpo. Nel nostro caso vivrai quella stessa esperienza di distacco ed estraneità, ma lo farai in modo sereno, senza eccessivi sbalzi d’umore o turbolenze emotive”.
– “Insomma, non perderò la testa… giusto?”
– “Certo che perderai la testa!
Non ricordi lo slogan di questo metodo?”
– “Azzerare la propria testa di cazzo?”
– “Esatto. Il vantaggio è che non impazzirai…”
– “Bella consolazione…”
– “Guarda che non è poco, soprattutto se consideri che sei circondato da malati mentali!”
Agli occhi di Francesco l’unico malato mentale era quel tizio che parlava come un santone indiano.
– “Amico mio, il problema è che sei troppo coinvolto con il dramma o la tragedia della tua vita. E a sua volta il dramma che stai vivendo è dovuto al fatto che sei troppo interessato a te stesso. La soluzione del problema sta nel disinteresse per quel dramma, e dunque nel disinteresse per il tuo io”.
– “Dovrei perdere interesse per me stesso…”
– “No. Si tratta solo di perdere interesse per il tuo piccolo, sciocco, infantile, illusorio senso dell’io. Ma ora non puoi comprendere pienamente queste parole perché sei identificato con ciò che non sei”.
– “Insomma, si tratta di lottare contro la propria mente?”
– “Francesco, ficcatelo in quella testa bacata: il vero trucco per sbarazzarsi della maggioranza dei problemi è usare la psicologia inversa. Il metodo zero può fare davvero la differenza poiché non lotta direttamente contro la mente, bensì finge di appagarla. Finge di offrirgli qualcosa di vantaggioso, poi la prende da dietro e le dà il colpo di grazia”.
– “Quindi tu hai ingannato la mia mente offrendomi la liberazione dai miei problemi, mentre in realtà il problema da cui mi sbarazzerò sarà proprio la mia mente?”
– “Esatto. Quell’annuncio invitante serviva per allettare la tua mente. Quando la mente si sente appagata riduce automaticamente la tendenza a cercare altrove il godimento tanto agognato. Quel godimento non verrà cercato disperatamente fuori, negli altri, nel cibo, nella droga. Dal momento che la mente non può resistere alle novità, lei – cioè la tua mente – rimarrà momentaneamente concentrata su questo metodo innovativo. Per ottenere qualche effetto sarà sufficiente tenerla occupata per un breve lasso di tempo. L’importante è tenerla astutamente impegnata in piccole attività, ripetute con una certa regolarità. Il nostro metodo però non è come quelli tradizionali. Questa è una terapia d’urto. Forzeremo la tua mente a compiere una manovra suicida: un tuffo mortale nel vuoto mentale”.
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