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Annotazioni di Papaji (non-dualità, illuminazione spirituale)- 1° parte


Quelle che seguono sono una serie di note personali scritte dal famoso Poonja (noto come Papaji) nel suo diario privato.




25/09/1981

“Da dove inizia l’attività della mente?

[...]

Perché non posso descriverlo?”



22/10/1981

È tutto un sogno continuo, infinito e senza inizio.

Chiarissimo!”



01/01/1982

“A chi appartiene questo sogno?

Chi sta sognando questo sogno?”



27/04/1982

“Ero seduto nel mio soggiorno alle 10.30 e volevo leggere un libro, quando il mio vicino ha acceso il mangianastri al massimo del volume. Cosa potevo fare? O uscire di casa o dormire. Ho preferito la seconda soluzione. Probabilmente mi sono addormentato di colpo e mi sono risvegliato alle 11.50. Il volume della musica era ancora molto alto. Ma perché non l’ho sentito durante il sonno? Dove si era ritirata la mente? Posso farlo anche nello stato di veglia senza addormentarmi? Sto cercando di spingere la mente verso la sua sorgente. Lo farò adesso!”



10/05/1982

“Ho capito lo stato risvegliato. Bene, ma qual è la causa dell’illusione?

Com’è nato il tempo, con il suo passato, presente e futuro?”



11/05/1982

“Le esperienze di sogno sono ritenute illusorie dalla prospettiva dello stato di veglia. Allo stesso modo, tutte le esperienze dello stato di veglia sono irreali dalla prospettiva della conoscenza. Se gli oggetti percepiti nel sogno e nella veglia sono illusori, chi percepisce tutti questi oggetti illusori, e chi li immagina di nuovo?”



13/05/1982

“Il Sé che cos’è nessuno può dirlo. Tutte le descrizioni sono false.”



29/07/1982

“Che cosa c’era prima della creazione?

Chi?”



30/09/1982

“Il sogno mi è sembrato durare quasi tutta la notte. C’era un gran caos. Sentii il bisogno di tornare indietro, e così ho deciso di svegliarmi. Immediatamente mi sono svegliato.

Che cos’ho fatto per svegliarmi?

Devo applicare la stessa auto-determinazione per svegliarmi anche da qui. Perché non applicarla adesso? Dai!”



02/11/1982

“Ogni cosa che vedo, ascolto, gusto, tocco, odoro e sento è un’esagerazione della mente!”



22/09/1983

“Il Jiva (coscienza individuale) è troppo invischiato nell’immaginazione. È difficile uscirne e liberarsene. Ogni sforzo non fa che creare ulteriore coinvolgimento.

Quindi, che cosa dovrei fare?”



25/09/1983

“Niente di ciò che posso dire ha un senso. Questo è tutto ciò che posso dire per descrivere il misterioso fenomeno dell’È e non-È.”



14/101983

“Non c’è Verità da scoprire né falsità da rigettare.”



23/10/1983

“Un sogno ininterrotto.

Un sogno dentro un sogno.

Sogno dopo sogno.”



10/07/1984

“Una potente forza è entrata nel mio corpo alle 2.30. Mi sono svegliato dal sonno e mi sono seduto. Questa shakti, non posso sapere che cos’è.”



In appunto del 02/02/1982 si chiede:

“Che cos’è maya?

Come nasce?

Come perdura?”


E in un altro appunto – sempre su Maya – si limitata a commentare: ‘Che prodigio!’


Lo stesso Ramana – il Maestro di Papaji – commentò i bizzarri fenomeni della natura dicendo ‘Quanto Sublime!’

Questa reazione di stupore è la miglior risposta che si possa dare ai fenomeni inspiegabili razionalmente.

Anziché nutrire l’intelletto con disquisizioni filosofiche è meglio godersi silenziosamente lo spettacolo e contemplarlo senza giudizi. Soltanto a quel punto lo si potrà apprezzare fino in fondo, nella sua essenza.



05/01/1983

Com’è possibile discutere della realtà al di là di nome e forma, al di là della portata della mente e della parola?

Quando scopri che ogni cosa, incluso il tuo io fisico, è fugace come l’orizzonte, comprendi che l’anima e le abitudini dualistiche svaniscono nell’aria.



6/3/1982

“La creazione segnala un desiderio insoddisfatto del creatore. Se la realtà ultima è perfetta in se stessa, non si può postulare nessun atto creativo.”


Mediante questa riflessione Papaji voleva probabilmente sottolineare in termini logici la completezza e perfezione della Realtà ultima.

Voleva dire che la Realtà ultima, il Tutto, non ha mai avuto bisogno di niente e nessuno poiché nella totalità non può che esserci totale ed eterno appagamento.

Inoltre Papaji – scrivendo che non si può postulare nessun atto creativo – intendeva forse dire che la Realtà ultima non compie alcuno sforzo e nessun’azione, almeno non nel senso ordinario del termine: come noi in verità non stiamo creando qualcosa mentre sogniamo, così la Realtà ultima non crea niente mentre dà vita a questo meraviglioso spettacolo chiamato Universo.

Da quel punto di vista il verbo creare non sarebbe il termine più corretto.

In secondo luogo la Realtà ultima non è mai spinta dall’insoddisfazione, dal bisogno, dal desiderio... ma dalla fantasia, dall’esuberanza, dall’amore, dalla gioia disinteressata, dalla sua stessa libertà illimitata.

In terzo luogo la Realtà ultima non ragiona – se vogliamo dire così – né in termini di creazione o non-creazione, né in termini di Risveglio o non-Risveglio: il concetto stesso di creazione sorge da un’esigenza della piccola mente immersa e incantata dalle meraviglie che la circondano.

Alla fine del sogno cosmico è come se la Realtà ultima non avesse mai fatto niente, creato niente e distrutto niente.

Papaji evidenzia questo punto ripetendo che la verità ultima è che ‘non accade mai niente’.





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