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Autoliberazione dal samsara (prigione sensoriale) + Consapevolezza del non essere


L'io (l'ego, la pseudo-identità, la persona che credete erroneamente di essere) può essere eroso, consumato, dissipato.

Ci sono trucchi (stratagemmi, mezzi rapidi, tecniche efficaci ma drastiche) per erodere velocemente tutta quella roba che riempie - fino a intossicare e soffocare - il vostro sistema cognitivo e il vostro sistema nervoso.

Qui non mi voglio dilungare su questi mezzi ma sul loro principio: se avete presente il principio di base, poi troverete da soli la via per erodere (o per lasciar dissipare) la prigione sensoriale.

Il principio di base è la consapevolezza del non-essere.

La consapevolezza di non essere ciò che viene eroso dal tempo, cioè non essere ciò che invecchia, non essere ciò che ha una particolare età, non essere ciò che avete sempre creduto di essere.

Non essere nessun essere (che credete o che avete creduto di essere).

Se partite dal principio del "non essere" (ciò che credete o sentite di essere) potrete emanciparvi dal cosiddetto samsara (ciclo del divenire e della rinascita) - o perlomeno sarete in grado di lasciare che il processo di erosione (trasformazione, consumo) del vecchio essere (o dell'essere presente) sia indolore.

Tecnicamente - affinché avvenga nel migliore dei modi - questa realizzazione dovrebbe maturare in voi in modo spontaneo, senza bisogno di farvi convincere dall'esterno, ma visto che ci siamo tanto vale trasmettervi qualche informazione preziosa.

In sintesi:

Il ciclo del divenire c'è e tendenzialmente si ripete in modo nauseante e opprimente (inibendo la volontà personale).

Se la prigionia sensoriale è possibile allora l'auto-liberazione è altrettanto possibile.

L'emancipazione esistenziale non è teoria ma pratica, pratica nel senso di sperimentabile da tutti coloro che sentono quel richiamo.

Quel richiamo è paradossale perché vi porta a una realizzazione apparentemente insensata, la realizzazione del non essere.

Con quella realizzazione comprendete che paradossalmente la via d'uscita non è il divenire - il fare e neppure l'essere - ma il non essere (e il non fare).

Ovviamente il “non essere” a cui mi riferisco non ha nulla a che fare con il pessimismo e il nichilismo. Qui si sta parlando di liberarsi effettivamente da precise manifestazioni fisiche, emotive, sensoriali.


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