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Se desideriamo svegliarci – e questo è un grosso “se” – allora dobbiamo dare il bentornato nella nostra vita alla morte.
La morte è il nostro personale Maestro Zen, la nostra fonte di potere, il nostro percorso per la lucidità, ma dobbiamo smetterla di scappare da essa nel panico più cieco. Abbiamo solo bisogno di fermarci, girarci ed eccola lì, a pochi centimetri di distanza, che ci fissa con sguardo imperturbabile, col dito pronto, in ogni secondo delle nostre vite…
Non puoi uccidere il pensiero della morte, non puoi nasconderti e neppure scappare da essa, puoi solo girarti verso di lei. Se ti giri verso di lei, fai amicizia con lei, la abbracci pienamente, non superficialmente, come una parte essenziale della vita, allora la morte diventerà l’angelo che potrai cavalcare in ogni battaglia quotidiana.
Fai della morte un tuo amico, un partner della vita, la tua compagna quotidiana. Dalle il benvenuto, accettala, abbracciala, apprezzala. Comprendila, aspettala pazientemente e soprattutto smetti di giudicarla e resisterle.
La contemplazione della morte, della propria mortalità, è una meditazione molto potente. La consapevolezza della morte è vero zazen, è una pratica spirituale universale, l’unica che tutti necessitano e l’unica che tutti dovrebbero eseguire. Puoi fare qualsiasi cosa per portare questa consapevolezza nella tua esistenza. Prendi l’abitudine di pensare alla morte ogni volta che guardi l’ora, ogni volta che ti siedi a tavola, ogni volta che vai in bagno. Fai una passeggiata da solo tutti i giorni e pensa a cosa significhi essere vivo, camminare, vedere, sentire, respirare. Non è un esercizio, non è qualcosa che stai tentando di credere come un’affermazione. Questa consapevolezza dovrebbe essere qualcosa di fondamentale e determinante in ogni pensiero e azione.
Se sapessi che domani morirai, cosa faresti oggi?
E perché diamine non lo stai facendo?”
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