- "Ora che sei bendato devi fidarti dell'ignoto. Dal momento che ai tuoi occhi io sono un perfetto sconosciuto, per te sono anche il miglior rappresentante dell'ignoto. La mia voce sarà per te la voce dell'ignoto. Dovrai immaginare che questi siano i comandi dell'ignoto. Se sorgono emozioni di qualche tipo trattale come connotati del tuo ego, del tuo sistema rincoglionitivo o semplicemente come connotati della tua testa di cazzo.
- "L'ignoto è sempre così volgare?", chiese Francesco con una punta di astio e disprezzo.
- "No, l'ignoto non è volgare. L'ignoto è indifferente. Se ne sbatte il cazzo delle pretese dell'intelletto umano. Diciamo che la volgarità è il modo in cui l'ignoto viene percepito dall'ego. Ogni volta che la mente ordinaria incontra l'ignoto, si sente offesa. La semplice presenza dell'ignoto è offensiva per la mente umana. Si tratta di qualcosa di intollerabile per l'uomo comune. Non riesce a convivere con l'incertezza, l'imprevisto, l'inatteso, l'anonimo. Oggi l'ignoto sarà il tuo nuovo navigatore satellitare. Ora alzati lentamente, fai un paio di passi in avanti e svolta a destra".
-
Mentre Francesco ascoltava queste parole tentava di orientarsi nell'ambiente circostante. Usava la voce dell'ignoto come unico punto di riferimento.
Fino a quel momento il suo punto di riferimento era il noto, il familiare, il conosciuto, il convenzionale. Adesso aveva perso ogni vecchio punto di riferimento e doveva affidarsi completamente a qualcosa o qualcuno che non conosceva.
Mentre seguiva le indicazioni stradali del suo nuovo navigatore satellitare avvertiva strani movimenti interiori: il cervello stava letteralmente reimpostando tutti i suoi parametri. Il lobo frontale, l'area deputata alla valutazione degli stimoli sensoriali, stava riducendo la sua attività principale: il giudizio sfrenato. Il dialogo interno sembrava momentaneamente sospeso.
Ogni passo verso l'ignoto era un passo lontano da se stesso, lontano dall'io, lontano dall'ego, lontano dalla sua persona. Come recita il noto proverbio, Francesco sapeva cosa stava perdendo ma non sapeva cosa stava trovando. Oppure possiamo dire che stava perdendo il noto e trovando l'ignoto. Ma cosa vuol dire trovare l'ignoto? Stando al ragionamento di Zero, l'ignoto doveva portare all'infinito. Ok, allora cosa voleva dire trovare l'infinito?
(Zero Metodo, romanzo di ZeRo - in fase di stesura)
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