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Insegnamenti di Sai Baba sull’ Advaita Vedanta (Non-Dualità)

Sopra di te nulla, sotto di te nulla, alla tua destra e alla tua sinistra nulla… sciogliti in quella nullità.

Questo è il miglior modo per spiegare la realizzazione del sé e tuttavia quella nullità non è l’assenza di qualcosa, quella nullità è la pienezza del tutto, la forza dell’esistenza di ciò che sembra essere tutto.

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L’uomo arriva alla fine della sua sadhana quando realizza “io non sono nessuno”, il mondo non è niente, non c’è nessun posto dove andare, niente da perdere, niente da guadagnare.

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Il vostro dovere è abbandonate tutti i vostri piani persino i migliori, abbandonate tutte le teorie che intrattenete, le dottrine, i sistemi di conoscenza che hanno ostruito il vostro cervello le preferenze che avete accumulato, il perseguimento della fama, della fortuna, dell’erudizione e della superiorità.

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Non agitarti, non meditare, semplicemente osserva la mente, questo la farà scomparire… osserva e sappi che chi osserva è pura consapevolezza… consapevolezza astratta ed assoluta… il Sé… sat cit ananda… tu sei quello.

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Sei la pace che non conosce nessuna condizione secondaria… questo è quello che stai cercando ardentemente.

Rimani immobile, la beatitudine è te stesso

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Lasciate che le onde della memoria, la burrasca dei desideri, il fuoco delle emozioni passino senza turbare la vostra equanimità… siate il testimone di tutto.

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Siate disposti ad essere nulla, lasciate che tutte le dualità sprofondino nella vostra neutralità.

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Immaginate vi venga chiesto chi ha creato tutta questa molteplicità nel mondo, chi è responsabile?

Cosa rispondereste?

La risposta esatta è che non c’è affatto nessuna molteplicità.

L’unico divino sé rimane l’unico sé per sempre, siete voi che lo scambiate per la molteplicità.

L’errore sta in voi.

Correggete la vostra visione, eliminate la vostra illusione.

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Il mondo della diversità poggia su una gamba chiamata illusione, togliete quella gamba e il mondo cadrà.

spesso vi dico di non identificare nemmeno me con questo particolare corpo, ma non capite e mi chiamate con un solo nome e credete io abbia una sola forma eppure non c’è nome che non porti e non c’è forma che non sia mia.

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Ogni agitazione cesserà nel momento in cui si indagherà chiedendo “chi sono io?”.

Questa è la pratica che Ramana insegnò ai propri discepoli, questa è anche la disciplina più facile di tutte.

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