Bruce Leee, nel suo manoscritto "In My Own Process, 1973", scrisse:
Quando un essere umano vede una persona autorealizzata passarle accanto, non può che esclamare: «Ehi, ecco qualcuno di reale!».
Cosa intendeva dire?
Voleva dire che l'autorealizzato ha davvero constatato la sua vera natura, e la peculiarità di questa autorealizzazione sta nella sua rarità: in alcune tradizioni si dice che questa autentica autoconoscenza potrebbe richiedere una vita intera - o più vite...
Un'altra peculiarità di questo incontro è la sua valenza metafisica.
Supponiamo di essere gravemente malati e fingiamo di trovare improvvisamente un medico in grado di curare il nostro malanno e salvarci letteralmente la vita.
Ora traslate l'esempio in ambito spirituale. Supponete che l'autorealizzato sia come un guaritore in grado di alleviare le vostre afflizioni interiori, di salvare, riappacificare, ridestare la vostra anima. Questo era il modo in cui venivano considerati gli esseri autorealizzati del passato; non per niente i ricercatori spirituali di un tempo erano disposti a fare il giro del mondo, scalare montagne e superare prove mortali pur di incontrare un autentico essere autorealizzato. Sapevano che le loro afflizioni esistenziali non potevano essere alleviate da loro stessi, dal loro ego. Avevano intuito la pericolosità della propria hybris, avevano constatato la vanità del proprio orgoglio, conoscevano le manovre del predatore/parassita interiore e di conseguenza si affidavano a qualcosa o qualcuno che trascendeva il loro piccolo ego. Quello non era l'unico modo di porre fine alle turbe esistenziali, ma per molti poteva rappresentare un'occasione d'oro da cogliere al volo. Superare ed evitare secoli di sofferenza inutile, ignoranza, incubi, ottenebramento della coscienza erano delle ragioni più che sufficienti per auspicare a un tale incontro. Se vi dicessero che è possibile risparmiare anni di sforzi inutili, disavventure, tensioni, conflitti non fareste anche voi almeno un tentativo?
Se non siete masochisti, non dovrebbero esserci dubbi in merito.
Incontrare un autorealizzato significa anche incontrare qualcuno che è fondamentalmente già morto e rinato.
Vuol dire incontrare qualcuno che è andato nell'aldilà ed è tornato (lucidamente!) nell'aldiquà. Spesso ritorna qua, nel mondo quotidiano, per il solo gusto di raccontare quello che ha realizzato, oppure per il gusto di intrattenersi con le coscienze addormentate, o in altri casi rimane soltanto per dare una spintarella alle coscienze in via di Risveglio..
Molti trapassano nell'aldilà ma non mantengono la pura consapevolezza dell'intera transizione. Al massimo hanno degli sprazzi, dei vaghi ricordi, memorie alterate dai propri pensieri. Dimenticano rapidamente il tutto, e in breve tempo ricadono nello stato di sonno ipnotico.
Chi incontra l'autorealizzato può reagire in due maniere:
- Non accorgersi di nulla e proseguire il proprio cammino, ignorando l'opportunità avuta
- Accorgersi di avere avuto un incontro prezioso e sfruttare tale incontro per la propria evoluzione - ed eventualmente il Risveglio.
Il riconoscimento dell'autorealizzato può avvenire anche energeticamente.
La sua presenza è palpabile - sempre che voglia farsi percepire. Sì perché in molti casi all'essere autorealizzato non importa di essere visto, riconosciuto, percepito, per cui può darsi che scelga volontariamente di occultare la sua presenza, ridurre al minimo la sua emanazione, non irradiare la sua aura, astenersi dal fornire iniziazioni e così via.
Diciamo che interagisce per puro spirito di curiosità e non più con le intenzioni, i bisogni, le esigenze, i problemi dell'uomo comune.
In apparenza, lui o lei si aggira come un qualunque altro individuo e quando ne ha voglia si mescola tra di loro. Magari li mette alla prova, gli fornisce qualche indizio, poi attende con tranquillità il prossimo incontro. Se l'indizio è stato seguito ne fornisce un altro, altrimenti lascia semplicemente perdere e passa ad altro. tanto a lui o a lei non gli servono più. Osserva con distacco le loro reazioni, il modo in cui ignorano un indizio dopo l'altro, e quando viene mosso dalla compassione fornisce loro l'ennesimo indizio, giusto per vedere la loro reazione o non-reazione.
Interagisce per lo più per il gusto di solleticare la psiche dell'uomo comune, scuotere la struttura di condizionamento, punzecchiarlo e ridestarlo almeno un pochino dal suo torpore. Lo fa con la stessa curiosaggine con cui si gioca con un cagnolino.
Insomma, per l'autorealizzato, l'uomo comune è un simpatico animale da compagnia.
(ZeRo)
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