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ESERCIZI DI PSICOSINTESI + LE 10 LEGGI PSICOSINTETICHE DI ROBERTO ASSAGIOLI

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Questa è la sintesi degli esercizi:

– Le prime sei evocazioni servono per prendere dimestichezza con quelli che nella Pnl si chiamano canali sensoriali – o sistemi rappresentazionali – (VAK -visivo, auditivo, cinestesico)

– Il settimo esercizio (disegno libero) serve a far correre a briglie sciolte la nostra fantasia, immaginazione, intuizione, creatività [sviluppare il pensiero di 2° ordine della Pnl o il pensiero laterale di E. De Bono]

– Gli esercizi di riconoscimento ed evoluzione delle sub personalità assomigliano ai giochi di posizioni percettive della pnl

– L’identificazione col sé è utile per spostare l’attenzione dalla struttura mentale superficiale a quella [un po’ più] profonda, analizzare il dialogo interiore con l’auto-osservazione, affinare la consapevolezza e percepire meglio la propria realtà

– Gli esercizi sulla volontà secondo me sono essenziali… se

rvirebbero ad un sacco di miei amici

… non so a cosa precisamente corrispondano nella pnl – forse a modellare le convinzioni potenzianti e ad agire nella direzione dei propri obiettivi [già ben impacchetati e pre-formulati

] .. o meglio a realizzare il piano d’azione

– Lo scopo è utile per definire gli obiettivi e un piano d’azione per raggiungere determinati risultati

– La riflessione/ trasformazione dell’aggressività serve per gestire meglio le proprie emozioni

– La direzione dell’energia mi ricorda alcuni esercizi di ancoraggio

– anche il successivo esercizio (Accettazione) è un bel

lissimo ancoraggio

I restanti esercizi (dal Faro alla Rosa) sono pratiche di immaginazione guidata (giocare con la creatività)



Mi raccomando: Esercitatevi

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LE 10 LEGGI PSICOSINTETICHE DI ROBERTO ASSAGIOLI

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Prima legge 


– Le immagini o figure mentali e le idee tendono a produrre le condizioni fisiche e gli atti esterni ad esse corrispondenti.



Seconda legge 

– Gli atteggiamenti e i movimenti e le azioni tendono ad evocare le immagini e le idee corrispondenti, queste, a loro volta (secondo la legge seguente) evocano e rendono più intensi le emozioni e i sentimenti


Terza legge 


– Le idee e le immagini tendono a suscitare le emozioni ed i sentimenti ad esse corrispondenti. 


Quarta legge 

– Le emozioni e le impressioni tendono a suscitare ed a intensificare le idee e le immagini ad esse corrispondenti o collegate. 

Quinta legge 

– I bisogni, gli istinti, gli impulsi e i desideri tendono a produrre le immagini, le idee e le emozioni corrispondenti. Immagini ed idee, a loro volta (secondo la prima legge) suggeriscono le azioni corrispondenti”.

Sesta legge 

– L’attenzione, l’interesse, l’affermazione, e la ripetizione rafforzano le idee, le immagini e le formazioni psicologiche su cui si accentrano.

Settima legge 

– La ripetizione degli atti intensifica la tendenza a compierli e rende più facile e migliore la loro esecuzione, fino a che si arriva a poterli compiere inconsciamente. 

Ottava legge 

– Tutte le varie funzioni, e le loro molteplici combinazioni in complessi e sub-personalità, mettono in moto la realizzazione dei loro scopi al di fuori della nostra coscienza, e indipendentemente da, e perfino contro, la nostra volontà. 

Nona legge 

– Gli istinti, gli impulsi, i desideri e le emozioni tendono ad esprimersi ed esigono espressione. 


Decima legge 



– Le energie psichiche si possono esprimere: 1. Direttamente (sfogo-catarsi); 2. Indirettamente, attraverso un’azione simbolica; 3. Con un processo di trasmutazione”.

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L’ANIMO MOLTEPLICE, ARTICOLO DI ROBERTO ASSAGGIOLI

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Una delle maggiori cecità, delle illusioni più nocive e pericolose che ci impediscono di essere quali potremo essere, di raggiungere l’alta meta a cui siamo destinati, è di credere di essere per così dire tutti d’un pezzo, di possedere cioè una personalità ben definita.


Infatti generalmente tutta la nostra attenzione, il nostro interesse, la nostra attività sono presi da problemi esterni, pratici, da compiti e mete che sono fuori di noi. Ci preoccupiamo di guadagnare, di possedere dei beni materiali, oppure di dominarli. Presi da questi miraggi, trascuriamo di renderci conto di noi stessi, di sapere chi e che cosa siamo, di possederci.


E’ vero che in certi momenti siamo obbligati ad accorgerci che vi sono in noi elementi contrastati e dobbiamo occuparci di metterli d’accordo; ma siccome è una constatazione sgradevole e scomoda, un compito che ci appare difficile, complesso, faticoso, un penetrare in un modo che ci è sconosciuto, in cui intravediamo un caos che ci turba e ci impaurisce, noi rinunciamo ad entrarvi, cerchiamo di pensarci il meno possibile.


Tentiamo di tenere buone le diverse tendenze che accampano pretese, che esigono soddisfazione, facendo volta a volta delle concessioni ora l’una ora all’altra, a seconda che ci appaiono più forti e minacciose. Così a volte appaghiamo, entro certi limiti, i nostri sensi, i nostri istinti; altre volte facciamo quello a cui ci spinge una passione, un sentimento; in certi momenti ci prendiamo il lusso di seguire (fino ad un certo punto!) gli incitamenti della nostra coscienza morale, cerchiamo di realizzare in qualche modo un ideale.


Ma non andiamo a fondo in nessuna direzione, ci destreggiamo con una serie di ripieghi, di compromessi, di adattamenti e, ci diciamo pure, di ipocrisie, con noi stessi e con gli altri.


Così tiriamo innanzi alla meglio, e quando le cose ci vanno bene, ci congratuliamo con noi stessi delle nostre abilità, della nostra furberia, del buon senso, dell’equilibrio di cui diamo prova. Però spesso questi metodi, che si potrebbero chiamare di ordinaria amministrazione della vita, si dimostrano inadeguati ed insufficienti. Le concessioni che facciamo non soddisfano, anzi suscitano nuovi e crescenti pretese. Mentre si accontenta una parte, altre insorgono e protestano; se ci abbandoniamo alla pigrizia, al dolce far niente, l’ambizione ci assilla; se concediamo all’egoismo, la coscienza ci disturba; se allentiamo le redini ad una passione, essa ci prende la mano, ci fa ruzzolare in un precipizio; se comprimiamo troppo duramente una parte vitale possiamo far insorgere una malattia nervosa. E’ facile constatarlo, osservando con un po’ d’attenzione e di sincerità noi stessi e gli altri.


Se non vogliamo restare in questo stato così poco soddisfacente ed in realtà non rispondente alla nostra dignità di uomini, dobbiamo affrontare coraggiosamente la situazione, guardare in faccia la realtà, andare in fondo al problema, per trovare (e poi attuare) soluzione radicali e decisive. Questo ci proponiamo e tenteremo di fare con queste lezioni.


Il primo mezzo in tale via di chiarezza e di verità consiste nel riconoscere il caos, la molteplicità, i conflitti che esistono in noi.


Non mancano a tale riguardo avvertimenti e testimonianze. Il Padre Sertillange, dice:


“In realtà vi è in noi una molteplicità quasi indefinita. Noi siamo legione”.


Hermann Keyserling afferma non meno recisamente:

“Ogni tendenza fondamentale è in realtà una entità autonoma, e le combinazioni, le condizioni e sublimazioni riproducono in ogni uomo una fauna interiore, un regno animale, la cui ricchezza sta al pari di quella esteriore. Veramente si può dire che in ognuno di noi ci sono sviluppati ed attivi, in varia misura, tutti gli istinti e tutte le passioni, tutti i vizi e tutte le virtù, tutte le tendenze e tutte le aspirazioni, tutte le facoltà e tutte le doti dell’umanità”.


Questo non deve meravigliarci, se pensiamo alla diversa e lontana provenienza degli elementi che da varie parti sono venuti a confluire per formare quello strano essere che ognuno di noi è.


Vi è anzitutto l’eredità remota. Siamo il risultato di una lunga evoluzione: elementi ancestrali, atavici, pullulano nei bassifondi della psiche e si rivelano indirettamente nei sogni, nella fantasia, nei deliri; ma talvolta irrompono e travolgono. Furono studiati soprattutto dallo Jung, col nome di “inconscio collettivo“.


Vi sono poi elementi ereditari, familiari, spesso molto evidenti, che provengono dai genitori e dagli avi. Questo è notato, ma forse meno osservato è il fatto che talvolta questi elementi saltano una generazione. Caratteristiche dei nonni e talvolta di antenati più lontani riappariscono nei discendenti. Questo argomento è stato studiato particolarmente da Leon Daudel, uomo politico, giornalista, ma anche pensatore, francese molto geniale, sebbene qualche volta un po’ eccessivo. Nel volume “Hérédo“, egli ha insistito – esagerando anzi – sull’importanza di questi elementi ed il libro contiene dati reali che meritano di venir meditati. Gli elementi ereditari non affiorano tutti insieme, ma si presentano bruscamente, come a ondate, in varie circostanze. Nell’infanzia in modo caleidoscopico, non persistente; talvolta nell’adolescenza affiorano ben definiti; altre volte si manifestano lentamente e si rafforzano nell’età matura. Questo gruppo di elementi derivanti dal passato è già imponente e solo prendendo gli ascendenti più diretti ci sono decine di personalità e di influssi che confluiscono. E’ facile comprendere quale miscuglio eterogeneo ciò rappresenti!


Vi è poi l’ampio gruppo dei fattori derivanti dagli influssi esterni. Noi, psichicamente, non siamo “sistemi chiusi“. Vi è un continuo scambio di elementi vivi, di influssi profondi con altri esseri. Già fisicamente il nostro corpo non è isolato; esso subisce continui influssi meteorologici e cosmici di ogni specie.


Ma gli scambi e l’interpretazione di natura psichica sono ancora più intimi e profondi di quelli fisici. Spesso non si può dire in realtà dove cominci una persona e dove finisca un’altra. In certi gruppi bene affiatati, in una collettività organizzata, i limiti dell’Io, della personalità dei loro membri, sono diffluenti, non nettamente distinti. Siamo proprio immersi in un’atmosfera psichica, nella psiche collettiva e nelle sue varie differenziazioni.


Vediamo quali sono i gruppi più importanti di questa grande classe di influssi esterni. Vi sono anzitutto gli influssi psichici prenatali, spesso trascurati, almeno praticamente, ma importantissimi, di cui si hanno chiare prove. Impressioni psichiche e stati d’animo materni si immettono, si radicano profondamente nella psiche dei figli.


Così pure gli influssi psichici della prima infanzia hanno una grande importanza, spesso un’azione decisiva nel plasmare tutto il resto della vita di un uomo. Sono stati studiati in modo particolare, sebbene unilaterale, soprattutto da Freud.


Vi sono poi continui influssi collettivi ed individuali, dai quali siamo alimentati o avvelenati durante tutta la vita. Vi è uno spirito dell’epoca, vi è la mentalità di una generazione che, come una corrente impetuosa, a volte travolge senza resistenza molte persone che non hanno una costituzione psichica bene definita.


Dal lato individuale vi è il fascino di personalità vicine, che spesso plasmano o assorbono un essere più debole. Oppure il fascino di personalità potenti che formano quasi un modello ideale a cui centinaia, migliaia di persone tendono – coscientemente o spesso incoscientemente – ad adeguarsi.


Abbiamo così esaminato il gruppo degli elementi del passato ed il gruppo di elementi esterni.


Vi sono anche però elementi intrinseci, nostri, una parte individuale profonda che sentiamo spesso essere nettamente diversa da tutte le altre e più intima a noi. La sua origine è misteriosa, ma essa ci sembra la diretta espressione del nostro Io più vero e profondo. Di qui le differenze fondamentali tra i figli di una stessa famiglia che sovente si sentono estranei gli uni agli altri ed ai genitori.


Quanti elementi di origine diversa, di valore diverso, di livello diverso! E questi elementi sono in continuo tumulto; ognuno di essi è qualcosa di vivo, quasi un’entità psichica, e come tale tende ad esistere e svilupparsi, a manifestarsi, ad affermarsi sopra e contro gli altri. La tendenza della vita è di conservare ed accrescere se stessa, perciò una vera e propria lotta per la vita avviene in noi.


Se non ci fosse che questo, esisterebbe però un caos irriducibile, un atomismo, una polverizzazione psichica. Ma in realtà non è così; quegli elementi non restano in noi isolati, essi tendono a consociarsi, ad organizzarsi. Per l’azione coordinatrice delle principali funzioni, dei più importanti atteggiamenti e rapporti umani che formano la trama e le linee direttive della nostra vita, essi tendono a formare delle vere e proprie subpersonalità, dei diversi Io in noi. Oltre a ciò che noi siamo per noi stessi, vi sono dunque vari gruppi di Io in noi.


Vi sono così un io filiale, un Io coniugale, un Io paterno. Un uomo ha un insieme di sentimenti, di atteggiamenti, di rapporti, di comportamenti diversi, in quanto figlio, in quanto marito, in quanto padre, che formano altrettante sub-personalità di natura e valore diverso, anzi non di rado contraddittorio.


Così un uomo può essere ottimo figlio, e cattivo marito, e viceversa.


Una donna può essere cattiva moglie e buona madre. Un uomo, timido e remissivo come figlio può essere prepotente, violento quale padre; una donna, ribelle come figlia può essere debole come madre.


Quindi questi atteggiamenti, questi rapporti, sono qualche cosa sui generis che formano vere sub-personalità in noi. Avvengono dei veri cambiamenti a vista, delle trasformazioni immediate, secondo la persona con cui ci mettiamo in rapporto vitale.


Vi sono poi: “l’Io sociale”, “l’Io professionale”, “l’Io di casta”, “l’Io nazionale”.


William James va ancor oltre:


Un uomo ha tanti Io sociali quanti sono gli individui che lo conoscono e portano l’immagine di lui nella mente. Toglierne l’immagine in uno qualunque di questi individui vale quanto perire egli stesso. Ma siccome gli individui che portano in loro quella immagine si dividono in tante classi, possiamo dire che un uomo ha tanti Io quanti sono i gruppi di persone della cui opinione egli si preoccupa. La fama di un uomo buono o cattivo, il suo onore o il suo disonore, sono nomi che si applicano ad uno di questi Io sociali. E l’io sociale particolare di un uomo, quello che egli chiama il suo onore, è d’ordinario una risultante di uno di questi sminuzzamenti dell’Io, è l’immagine propria qual’è davanti agli occhi del suo gruppo, che lo esalta e lo abbassa secondo che egli si conforma o no a certi requisiti che possono non aver valore in altre condizioni di vita. Ciò che si potrebbe chiamare “l’opinione del club”.. è una delle forze più potenti della vita sociale. Il ladro non ruba ai suoi simili, il giocatore paga i debiti di gioco anche se non è solito pagare gli altri; il codice d’onore della società è sempre stato nella storia pieno di concessioni e di restrizioni, obbedendo alle quali si poteva servire nel miglior modo questo o quello degli io sociali”.


Il James è stato, in questo, precursore di Pirandello. Direi che la tesi principale di Pirandello nei suoi scritti è questa: ci sono tanti Io, tanti esseri contraddittori in noi quante sono le apparenze, le immagini che si riflettono negli altri e che sono costruite dagli altri. Ed egli mostra come spesso questi Io siano molto scomodi! Ecco un’altra complicazione che si aggiunge alle precedenti! Non solo abbiamo una congenie di elementi disparati in noi, ma tutti gli altri, con i loro rapporti con noi, proiettano su di noi una serie di immagini, ci vedono e ci sentono in modi diversi da quelli che siamo, e che contrastano con noi e tra loro. Soprattutto nel romanzo “Uno, nessuno e centomila” Pirandello ha svolto questo tema in modo drammatico.


Questa disparità di elementi, queste personalità contrastanti, ci sono in tutti, e lo stesso James, per quanto psicologo acuto, non si sottrae a tale regola; infatti nel suo “Trattato di Psicologia” vi sono contraddizioni evidenti. Egli aveva una personalità di scienziato empirico, positivista ed una personalità umana ampia, senza preconcetti ed intuitiva e queste personalità sono in contrasto nel suo libro.


Inoltre vi sono in noi personalità diverse che si seguono nel tempo. Vi è un Io infantile, e poi un Io adolescente, che spesso crea un brusco contrasto con l’Io infantile. Vi è l’Io del giovane che è diverso dall’ Io dell’adulto. Vi è l’Io del vecchio che è ancora diverso. E il passaggio dall’uno all’altro avviene non di rado con mutamenti bruschi, con crisi talvolta gravi.


Dopo aver visto coraggiosamente tutto ciò non dobbiamo restarne turbati, scoraggiati o tanto meno impauriti; la molteplicità è grande, i conflitti sono numerosi e penosi; ma, in fondo, questa molteplicità è ricchezza. I grandi uomini sono stati spesso i più complessi, quelli che hanno presentato maggiori contrasti. Potrei fare una lunga enumerazione; basterà accennare a S. Paolo, al Petrarca, a Michelangelo, a Tolstoj, allo stesso Goethe, Invece uomini naturalmente equilibrati lo sono spesso per povertà interna: sono meschini, ristretti, aridi, chiusi, Dunque non rammarichiamoci di questa ricchezza interna per quanto tumultuosa e scomoda.


Tuttavia essa non deve restare quale è attualmente; è possibile la coordinazione delle varie sub-personalità in una unità superiore. Questa non è una teoria, è un fatto. Molti – se pure relativamente pochi nella grande massa umana – l’hanno attuata, non in modo perfetto, ma abbastanza da apparire completamente diversi, dall’inizio alla fine dell’opera, da essere alla fine “rifatti“, “rigenerati“, trasformati. Nomineremo S. Paolo, S. Agostino, Goethe. Il confronto fra il Goethe romantico, sbrigliato, sentimentale, scombinato, qual’era nella sua giovinezza, col Goethe maturo, “umano” nel senso più ampio della parola, che della sua impulsività aveva fatto una armonia classica, dimostrerà quanto può venir fatto per la propria unificazione, ed egli l’ha compiuta coscientemente.


L’unità è dunque possibile.


Ma rendiamoci ben conto che essa non è un punto di partenza, non è un dono gratuito; è una conquista, è l’alto premio di una lunga opera; opera faticosa, ma magnifica, varia, affascinante, feconda per noi e per gli altri, ancor prima di essere ultimata.


Così noi intendiamo la Psicosintesi.


…soltanto l’anima …


Il lavoro magico è compiuto dall’Anima che, quale potente entità, usa queste forze per le seguenti ragioni:

  1. Solo l’Anima ha una diretta e chiara comprensione del proposito creativo e del Piano Divino.

  2. Solo l’Anima, la cui natura è Amore intelligente, può essere depositaria della Conoscenza, dei simboli e delle forme necessarie per compiere il lavoro magico.

  3. Solo l’Anima ha il potere di operare in tutti e tre i mondi contemporaneamente, pur rimanendo scevra di attaccamento, e quindi libera karmicamente dai risultati di tale lavoro.

  4. Solo l’Anima ha la coscienza di Gruppo ed è mossa da proposito puramente interessato.

  5. Solo l’Anima può vedere la fine fin dal principio, con l’occhio della visione interiore, e può mantenere salda l’immagine fedele del lavoro compiuto.


Ricordiamo quindi la necessità assoluta del saggio uso della mente, nonché quello di assumere sempre un atteggiamento di completo distacco emotivo dall’opera creativa della nostra mente e dal desiderio di realizzazioni materiali.


Tratto da: “Le vie dello Spirito” – (R. Assagioli)

DA WIKIPEDIA:

Roberto Assagioli….

Laureatosi in medicina a Firenze nel 1910 con una tesi dal titolo La psicoanalisi preparata al Burghözli di Zurigo, fu indicato da Freud a Jung come colui che avrebbe introdotto la psicoanalisi in Italia, cosa che del resto avvenne sia con la pratica clinica, sia con l’appartenenza, unico italiano, alla società Psicoanalitica Internazionale, sia per la collaborazione negli anni 1909-1910 alle riviste fondate da Freud, sia per la pubblicazione su Psiche (1912) del primo scritto di Freud, tradotto da Assagioli dopo approvazione dello stesso Freud.

Si dedicò quindi alla psicologia e alla pratica della psicoterapia nel cui ambito sviluppò un proprio metodo: la psicosintesi. Tra i primi divulgatori scientifici del pensiero di Freud in Italia (Le idee di Freud sulla sessualità, “La Voce” 1910), fondò, nel 1912, insieme a un gruppo di studiosi fiorentini gravitanti attorno a Francesco De Sarlo, la rivista “Psiche” di cui fu il redattore capo e l’animatore; il secondo numero (marzo-aprile 1912) venne interamente dedicato alla psicoanalisi.

Già dal 1914 però si distacca dal pensiero freudiano, ritenendolo limitato e costrittivo della psiche umana e rivolge sempre maggior interesse alla costruzione di un suo orientamento teorico e pratico, autoformativo e terapeutico, definito Psicosintesi, in cui all’aspetto analitico affianca la dimensione sintetica dei processi dinamici della mente e sviluppa interessi per la dimensione spirituale, da lui definita trascendente, della mente umana.

Nel 1926 pubblicò l’opuscolo Psychosynthesis. A new method of healing. Lo stesso anno fondò a Roma l’Istituto di Psicosintesi, chiuso durante il fascismo, e riaperto poi a Firenze dove tuttora ha sede e da cui si diramano i molteplici centri in Italia.

Nel 1973 con alcuni allievi e collaboratori (fra cui il successivo presidente, Bruno Caldironi) fonda la Società Italiana di Psicosintesi Terapeutica, scuola di formazione per psicoterapeuti fra le prime riconosciute legalmente in Italia. I suoi scritti sono stati tradotti in otto lingue e la Psicosintesi è ora presente con Centri ed Istituti in Europa, Sudamerica, Stati Uniti, India, Australia.


Il pensiero


L’uomo completo

Secondo Assagioli l’individuo è una inscindibile unità di componenti biologiche, psicologiche e spirituali, capace di sviluppare un orientamento cosciente e volitivo, dopo aver conosciuto e padroneggiato il proprio mondo inconscio. In realtà il nome completo della Psicosintesi dovrebbe essere Biopsicosintesi, proprio perché Assagioli intendeva, da vero precursore, pensare l’uomo nella sua completezza, contemplandone aspetti biologici, emozionali, mentali e spirituali, aspetto, questo, spesso mal visto dai vari orientamenti psicologici.

Il pensiero assagioliano parte quindi dalla psicoanalisi classica per muoversi nella via della psicologia umanistica (Assagioli e Maslow ebbero scambi e interessi clinici in comune) ed infine su quella transpersonale, attivando la dimensione superiore dell’inconscio. L’uomo viene visto come incompleto, teso alla propria realizzazione lungo un percorso esistenziale e spirituale che non ha sostanzialmente mai fine.


Struttura della personalità

Assagioli ha ideato uno schema, detto ovoide, in cui descrive la struttura della personalità umana e in cui si ritrova un’area centrale in cui hanno sede il sé personale e i contenuti di coscienza; l’area dell’inconscio che viene suddiviso in inconscio inferiore (che si identifica con quello classico), centrale e superiore (dove hanno sede gli aspetti transpersonali dell’individuo) e l’inconscio collettivo (secondo Jung). Nell’inconscio superiore ha sede il superiore o transpersonale identificabile con l’essenza cosmica e di cui è riflesso il sé personale.


Significato simbolico della Commedia

Assagioli ricollega alla psicosintesi il significato simbolico della Divina Commedia in Principi e metodi della psicosintesi terapeutica (Astrolabio, 1973, pp.174-176) e in altri testi.[1] Il pellegrinaggio negli Inferi, l’ascesa lungo il monte del Purgatorio, l’illuminazione finale al cospetto della divinità, indicano le tappe dell’esplorazione dell’inconscio fino al “graduale risveglio” della coscienza.

La psicosintesi è una teoria e prassi psicologica che si è sviluppata dalla psicoanalisi, per evolversi sul versante della Psicologia umanistica ed Esistenziale e su quello della Psicologia transpersonale.

La disciplina è stata concepita dallo psichiatra veneziano Roberto Assagioli (18881974) e può essere quindi considerata, con l’analisi immaginativa di G. Balzarini e l’I.T.P. di L. Rigo, uno dei pochi paradigmi psicoterapeutici sviluppati autonomamente in Italia. Assagioli fu il primo medico psichiatra italiano che si interessò attivamente di psicoanalisi, e la sua tesi di laurea, preparata nel 1907 nell’ospedale psichiatrico Burgholzli a Zurigo (dove operava C.G. Jung, con il quale svilupperà un’amicizia personale) ebbe appunto il titolo La Psicoanalisi. Successivamente, diventerà l’unico italiano membro della Società Freud di Zurigo, ed in seguito sarà socio della Società Psicoanalitica Internazionale. Nel giro di qualche anno però Assagioli iniziò a discostarsi dal pensiero freudiano, ritenuto da lui troppo riduttivo e rigido rispetto all’ampiezza ed alla complessità della psiche umana.

La novità, nell’approccio psicosintetico, consiste nello sviluppo dell’idea che già aveva costituito motivo di contrasto tra Freud e Jung, secondo la quale, nella «cura dell’anima», alla fase analitica, deve seguire una fase sintetica, cioè più attiva e orientata alla scoperta della volontà personale. Così come vi sono molte correnti psicoanalitiche, possono allo stesso modo coesistere diverse correnti psicosintetiche, dal momento che, come afferma lo stesso Assagioli, “non esiste ortodossia in Psicosintesi e nessuno, a partire da me stesso, può proclamarsene il vero o autentico rappresentante”. Pertanto, in senso più ampio, «psicosintesi» può essere definito ogni atteggiamento orientato verso integrazioni e sintesi sempre più vaste, atteggiamento che si prenda a cuore l’uomo nella sua interezza e nella sua unicità, fino alla realizzazione della sua dimensione spirituale (o transpersonale). Per questo motivo, Assagioli arriva ad affermare che “la Psicosintesi non può essere rappresentata all’esterno da nessuna organizzazione” [1] e in questo dimostra la sua levatura di ricercatore libero, al di là di ogni settarismo e identificazione con questa o quella chiesa, anche se laica.

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Temi principali

La Psicosintesi è stata sviluppata da Assagioli in Italia fin dagli inizi del Novecento (con il nome di Psicagogia), e successivamente è stata diffusa negli Stati Uniti fino ad essere attualmente conosciuta e praticata in tutto il mondo. Tenendo fede al suo spirito improntato al dialogo e all’unificazione, la Psicosintesi accoglie istanze e contributi di molte e disparate correnti psicologiche, integrandole però nella sua specifica visione dell’essere umano.

La concezione integrale dell’essere umano tipica della Psicosintesi, la costituisce soprattutto come un metodo di autorealizzazione, teso alla pienezza delle sue quattro dimensioni: fisica, emotiva, mentale e spirituale.

I temi basilari del pensiero psicosintetico sono: le subpersonalità, l’integrazione della personalità attorno ad un centro unificatore, l’io personale, la volontà (buona, forte, abile), le funzioni psichiche, il modello ideale, la disidentificazione, la trasmutazione delle energie, la sintesi, lo sviluppo delle qualità superiori, l’espansione della coscienza, la meditazione, il supercosciente e il Sé transpersonale. La Psicosintesi opera nei seguenti campi: psicoterapia, integrazione personale e realizzazione delle proprie potenzialità, educazione, rapporti interpersonali e sociali.

Il modello della struttura della psiche umana proposto da Assagioli può essere rappresentato, molto brevemente, con una figura ovoidale: all’interno si trovano l’inconscio nelle sue diverse componenti (inconscio inferiore, medio e superiore), un nucleo centrale corrispondente al campo della coscienza con al centro l’Io. All’esterno dell’uovo si trova l’inconscio collettivo. L’Io non è altro che il riflesso del . Il Sé è raffigurato sulla sommità dell’ovoide, quindi esso trascende l’individualità della psiche. È transpersonale, rappresenta quella dimensione trascendente che ogni essere umano possiede dentro di sé. Il funzionamento della psiche umana può invece essere rappresentato con un diagramma a forma di stella, che raffigura le funzioni dell’Io. Tali funzioni sono: sensazione, istinto, emozione, pensiero, immaginazione e intuizione. La psiche funziona in modo armonico se le funzioni dell’Io sono in equilibrio tra di loro.

La caratteristica fondamentale della psicosintesi è di comprendere nella propria prassi anche lo sviluppo spirituale della persona, inteso quindi come possibilità di integrare armonicamente diverse dimensioni della psiche, un processo già presente nella psicologia di Jung e noto come individuazione. In particolare per Assagioli è essenziale, nel processo di sviluppo spirituale, entrare in contatto con il Sé transpersonale. Esiste quindi un percorso di psicosintesi personale, che riguarda l’integrazione e l’armonizzazione delle varie funzioni psichiche, ed un percorso di psicosintesi transpersonale, che permette all’uomo di accedere a dimensioni più elevate della psiche. In senso psicoterapeutico è possibile pertanto parlare di una psicoterapia a livello dell’Io, e di una a livello del Sé.


La Psicosintesi come istituzione

L’Istituto di Psicosintesi è stato fondato a Roma nel 1926 da Roberto Assagioli ed è stato riconosciuto come Ente Morale nel 1965. L’Istituto ha la sua sede centrale a Firenze e Centri in Italia e all’estero. Svolge opera di divulgazione, formazione personale, consulenza psicologica e training didattico. La Psicosintesi terapeutica, invece, è promossa dalla Società Italiana di Psicosintesi Terapeutica (SIPT) con sede in Firenze, via San Domenico 14. I suoi corsi formativi di durata quadriennale in psicoterapia, aperti a medici e psicologi secondo la normativa della L.56/89, sono legalmente riconosciuti dallo Stato italiano.


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