Se dovessi tradurre concretamente l'annosa e affannosa spinta interiore che spinge l'essere umano a domandare/rispondere senza sosta potremmo attenerci alla seguente conversione:
Domanda = andare fisicamente da qualche parte per cercare qualcosa
Risposta = trovare materialmente qualcosa nel luogo in cui ci si è spostati
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Questi due movimenti (interiori ed esteriori) sono come input, comandi o programmi psicofisici che definiscono il modus operandi del 99% dell'umanità: nella mente avviene un costante movimento interiore (pensieri, dilemmi, questioni) che poi si traduce esteriormente, fisicamente, materialmente sotto forma di sforzi, tensioni, fastidi, disagi.
C'è però un 1% che non si attiene a quel modus operandi, cioè non si sforza di ottenere, non ha bisogno di trattenere e non teme di perdere: si tratta dei cosiddetti esseri autorealizzati, liberati, morti in vita.
Per questi esseri vale il seguente paradigma:
Realizzazione = stato trascendentale la cui peculiarità sta proprio nell'ottenere senza muoversi, nel trovare senza cercare, nel comprendere senza pensare.
Per questi esseri il paradigma duale (domanda/risposta, cerca/trova, guadagna/perdi, ricorda/dimentica) viene annullato, neutralizzato e trasceso.
La neutralizzazione e il superamento viene consentito da uno stato trascendentale ove avviene un paradosso apparentemente inspiegabile: si supera se stessi senza andare da nessuna parte.
Ciò che fa l'uomo comune è sforzarsi di ottenere qualcosa e poi sforzarsi di trattenere per non perdere.
Quando capisce l'inutilità di quel paradigma cerca un modo, un mezzo, un metodo, un sistema, un rituale, una pratica per mollare la presa. Quel modo, quel mezzo, quel metodo, quel sistema, quel rituale, quella pratica per mollare la presa non funziona perché nel 99% dei casi presuppone uno "sforzo", un'incompletezza, una separazione, un divario da colmare.
Quel paradigma sarà sempre fallimentare perché si compie uno sforzo al fine di smettere di sforzarsi.
Il paradigma domanda/risposta - quello del comune essere umano - parte dalla convinzione che ci sia qualcosa da trovare e si conclude con la credenza che ci sia qualcosa da perdere, per cui sembra non finire mai: appena ottieni qualcosa hai subito paura di perderlo, dunque non hai ottenuto nulla. In pratica con il pensiero dell'ottenimento guadagni solo una cosa, guadagni la paura (della perdita).
Ti sto dicendo che ogni volta che ottieni (guadagni, prendi, trattieni) qualcosa, un oggetto, una relazione, una vittoria, un aumento, un progresso, stai ottenendo qualcos'altro, stai ottenendo la paura di perdere (l'oggetto, la relazione, il guadagno).
Non puoi uscire da quel dilemma con il normale modo di pensare, agire, percepire.
La soluzione?
Uscire da quel paradigma, trascendere il modus operandi del normale essere umano e saltare nell'assurdo paradigma degli esseri autorealizzati.
Qua, nell'autorealizzazione, potresti non ottenere tutte le favolose cose promesse di là (nella condizione dell'uomo comune), però hai la certezza di non ottenere una cosa: la paura di perdere.
Paradossalmente, senza la paura di perdere potresti ottenere tutto ciò che non riesci ad ottenere con la volontà di ottenere.
Assurdo come funziona il Cosmo, vero?
Se vuoi ottenere qualcosa non la ottieni - oppure ottieni ciò che non volevi.
Se ti liberi dalla volontà di ottenere allora ottieni di tutto e non hai paura di perdere niente.
Nell'autorealizzazione, l'essere che vuole ottenere smette di esserci; il senso dell'io smette di aver senso; la volontà personale non viene più voluta e dunque diventa impersonale; l'ordinario diventa straordinario.
Se c'è qualcosa di magico allora questo processo è magia.
Questo è il bizzarro paradigma da cui ti sto scrivendo e verso cui ti sto spingendo.
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