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IL VERO AGIO SI TROVA AD UN PASSO DAL DISAGIO



Memorizzate questa equazione:

Disagio trasceso = Agio raggiunto


So che sembra assurdo ma per semplificare facciamo che: DISAGIO = AGIO


Si tratta di un principio naturale, una semplice legge alchemica constatabile da chiunque.

Potete constatare immediatamente la validità di questo principio rinunciando momentaneamente a qualcosa di innocuo e insignificante che però ritenete irrinunciabile.

Nei prossimi minuti (dopo la lettura di questo post) allontanatevi da qualcosa a cui siete molto (troppo) attaccati e sedetevi da qualche parte. Alcuni potrebbero semplicemente allontanarsi dal tablet o dal cellulare, altri da un vizio o da un desiderio (fumare, bere, mangiare dolci, guardare un sito porno, etc.). Appena sorge l’impulso provate a frenarlo e a contemplarlo: per frenare l’impulso è sufficiente mettersi in una posizione comoda e osservare le reazioni del corpo e della mente. Già nei primi secondi di astensione potete osservare una serie di reazioni avverse al vostro cambiamento di attitudine. Si tratta del meccanismo parassitario che si è instaurato nel vostro sistema nervoso. Niente di allarmante.

Nel momento in cui avvertite e tollerate il disagio della rinuncia potete contemporaneamente avvertire l’emergere di una sensazione positiva, un senso di espansione interiore, una nuova consapevolezza che vi porta oltre il disagio.

Anziché fuggire dal disagio provate ad osservarlo con un minimo di distacco e fiducia in ciò che si trova oltre tale disagio.

Ciò che scrivo qui potete sperimentarlo immediatamente.

Questo è un ottimo metodo per testare ed incrementare la vostra forza interiore (e dunque il vostro autentico benessere).

State fermi in quella posizione (il più comodamente e tranquillamente possibile) e lasciate che il processo di rilascio avvenga in modo spontaneo, senza sforzo, senza complicate strategie psicologiche.

Mentre osservate il disagio state entrando in uno spazio sacro immune a qualsiasi disagio.

L’accesso a questo spazio è favorito dalla lucida contemplazione del disagio.

Vedete questa contemplazione del disagio come una pausa spirituale, un intervallo evolutivo.

Se mantenete correttamente questa pausa interiore potreste notare che i vecchi disagi vengono automaticamente rilasciati e trascesi. I nodi percettivi vengono sciolti così da ripristinare una condizione di eccellente salute psicofisica.

C’è chi è letteralmente guarito da patologie che sembravano incurabili.

C’è chi ha semplicemente risolto problemi di infiammazione, sinusite, emicranie, etc.

C’è chi ha acquisito un livello superiore di autostima, lucidità, concentrazione.

Il tutto accedendo ad una breve pausa interiore e dando continuità a un processo di rilascio del dolore.

Non c’è niente di masochistico e neppure di metafisico in questo processo.

Si tratta solo di accedere ad un livello di consapevolezza in cui il disagio viene visto da una prospettiva più elevata.


Se superate il muro del disagio potete facilmente accedere ad un vasto campo di possibilità e nuove risorse.

Queste risorse si trovano proprio ad un passo dal disagio.




Se anziché indietreggiare nel primo vizio o nella prima debolezza provate a fare un passo oltre il disagio potete avvertire le vostre risorse interiori.

Se invece continuate a indietreggiare davanti al primo disagio che la vita vi pone, allora ritornerete sempre indietro. Ritornerete ciclicamente là dove non volete trovarvi; nella debolezza, nel malessere, nella sofferenza.

Siete sempre in tempo per affrontare un piccolo vizio, una piccola debolezza, un piccolo disagio.

La procedura consiste nel mettervi in una posizione comoda, astenervi per un po’ dalla tentazione, ascoltare con pazienza il disagio e fidarvi del processo di rilascio.

Questo è valido solo se ci tenete davvero a vedere fino a che punto potete espandere la vostra percezione e allargare la vostra coscienza.

Partite con qualche minuto ogni giorno.

Meglio se il rilascio avvenga in concomitanza all’impulso che volete trascendere.

Anziché assecondare meccanicamente l’impulso nocivo (incazzarsi, bestemmiare, fantasticare, masturbarsi, lamentarsi, preoccuparsi inutilmente, etc.) provate a rimandare l’impulso, sedetevi e osservate la trasformazione neurochimica.

La trasformazione avviene nell’istante stesso della PAUSA dall’impulso nervoso.

Il trucco sta nel dimorare in quella pausa.

Partite con almeno una decina di minuti e poi – gradualmente – allungate la pausa.

Ripeto: il trucco sta nella gentile sospensione degli impulsi e nella delicata contemplazione del relativo dolore.

In quella pausa interviene una forza superiore che può ripristinare l’armonia e l’equilibrio di cui necessita il vostro sistema percettivo. Tale forza interviene per il vostro bene.

In cambio di quella trasformazione e guarigione dovrete rinunciare a qualcosa.

C’è chi ha rinunciato a sciocchezze (hobby, videogiochi, calcio, vino, fumo, porno, masturbazione, esaltazione del proprio corpo) e chi ha rinunciato a qualcosa di più impegnativo (lavoro, profitto, successo, carriera, relazioni tossiche, amicizie fittizie, etc).

Se il premio è la guarigione, il benessere, l’armonia, l’abbondanza, la serenità, la quiete direi che vale per lo meno la pena di fare qualche tentativo. Si tratta solo di sospendere regolarmente un paio di impulsi nocivi.


Ora continuo il discorso riferendomi principalmente a chi ha già effettuato la transizione oltre lo stato di disagio della mente ordinaria.

Chi riesce a tollerare una quantità sufficiente di dolore (malessere, tensione, fastidio) verrà ripagato da una quantità equivalente o superiore di forza e benessere.

Vedetelo come un processo chimico.

La capacità di tollerare lucidamente alcune forme di tensione e disagio consente il rilascio di sostanze ed energie benefiche che vengono liberate soltanto in specifiche condizioni.

La pausa (sospensione, interruzione dell’impulso nocivo) che ho accennato poco fa è la condizione chiave per far maturare queste energie latenti. All’inizio vi ho consigliato di trovare una posizione comoda perché mi rivolgevo soprattutto a chi non ha mai fatto alcun lavoro interiore.

Se invece non siete dei principianti e volete accelerare il processo potete partire da una condizione scomodissima. La scomodità (come l’esporsi al freddo, dormire per terra, etc.) va qui intesa come una strategia per invitare il disagio a palesarsi e poi trascenderlo.

Si possono invitare varie forme di disagio a seconda del proprio grado di evoluzione, maturità, coraggio.

Tutto dipende da quanto potete esporvi al disagio e da quanto volete evolvervi.


Visto i tempi che corrono vi conviene portarvi avanti con il lavoro interiore.

Anziché cedere la vostra energia, imparate a conservarla, trasformarla, sublimarla.

E ricordatevi che non siete soli.

La vostra energia individuale è interconnessa all’energia collettiva.

Ci sono sublimi forme di energia che – per essere percepite - attendono solo la vostra autentica disponibilità.

La disponibilità ad andare oltre le debolezze, oltre il rancore, oltre il fastidio, oltre il disagio, oltre l’immaturità.

Siete disposti a fare un passo oltre la sofferenza inutile e oltre il dolore dell’uomo comune?


(ZeRo)



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