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NON SONO UN BRAVO ESSERE UMANO… PER FORTUNA!


Non sono un ‘cittadino esemplare’, una ‘brava persona’, un ‘buon essere umano’.

Per fortuna!

Quando vedo le persone che adempiono i loro ruoli e si comportano come  “se stessi ” tendo a dimenticarmi che quel ‘comportarsi come se stessi’ è un ‘recitare se stessi’, un atteggiarsi come la società, il sistema, il contesto o il mondo esterno richiede (esige) di volta in volta; tendo a dimenticare che quelle brave persone – quei buoni esseri umani – in realtà si identificano con il loro personaggio o con la situazione in cui si trova il loro personaggio.


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Non sono davvero un tipo socievole.

Non capisco la gente, non comprendo il loro buffo copione, non riesco più ad identificarmi con loro.

Non mi identifico neppure con il mio status di uomo o di persona o di essere umano.

Trovo che le scenette del teatrino sociale siano tutte estremamente tragicomiche.

Guardo quei personaggi con distacco, a volte divertito, a volte sorpreso, altre volte annoiato dalla loro ottusa immedesimazione.

La differenza tra me e loro è che a me piace atteggiarmi (recitare) nel teatro umano per il puro gusto della recita; il mio livello di immedesimazione con il personaggio umano è pari a zero.

Posso fare questo o quello – cioè adempiere qualsiasi ruolo – ma al contempo è come se non avessi fatto niente; è come se avessi il rarissimo privilegio di poter agire da ‘attore’ e contemporaneamente guardare tutto da ‘spettatore’.

Sembra che quei bravi ‘attori umani’ non siano al corrente dell’opzione ‘spettatore’ e sembra che essi conoscano soltanto l’opzione ‘attore sociale’, ‘attore pubblico’, ‘attore privato’, ‘attore spirituale’.

Essere uno spettatore o un osservatore distaccato oramai fa parte della mia natura, proprio come credersi il personaggio o l’attore umano fa parte della natura di quasi tutta l’umanità.

È curioso vedere per quanto tempo i ridicoli personaggi umani riescono a rimanere nella parte; si sono immedesimati così bene da credere che tutta la loro vita giri intorno a quel ridicolo personaggio.

A volte mi vien voglia di afferrarli per le spalle, scuoterli o prenderli a schiaffi in modo che escano almeno momentaneamente da quella parte, da quel ruolo, da quella finzione, da quell’assurdo personaggio.

Ma temo che non possa funzionare. C’è troppa serietà, passione, convinzione, coinvolgimento… c’è troppa fede, troppa fiducia in quel loro ridicolo personaggio.

C’è troppa fede nel senso dell’io.

Sono troppo attaccati all’io.

A volte vedo una scenetta umana e dico tra me e me “Non posso credere che ci credano davvero”.

Mentre la scenetta prosegue rimango a guardarli come se fossero i personaggi di un film, come se stessi sgranocchiando dei popcorn in attesa del colpo di scena. Dopo pochi minuti si conclude la scenetta e mi accorgo che finisce sempre allo stesso modo: ci credono davvero!

Mannaggia, niente colpo di scena… anche questa volta nessun disincanto.

Sarà per la prossima volta, ma il giorno dopo rivedo la scenetta di altri due personaggi, mi ridico la solita frase “non posso credere che ci credano davvero” e poi patatrac: ci credevano davvero anche loro.

Credono nel loro personaggio.

Credono in quella situazione tragicomica.

Credono in qualunque illusione ottica.

Credono in qualsiasi apparenza esterna.

Credono dannatamente in tutte le loro storie.

E tutto sommato è un bene, altrimenti chi potrebbe intrattenermi così bene come fanno quei ‘bravi esseri umani’?

Grazie a voi, cari ridicoli personaggi, i miei occhi da spettatore annoiato hanno a disposizione ‘dal vivo!’ tutti i generi cinematografici: drammatico, thriller, commedia, romantico-sentimentale, erotico, documentario, fantascientifico, horror.

E tutto gratuitamente: mi basta guardarmi attorno, uscire di casa, andare in piazza o semplicemente accedere ai social.

Quasi quasi mi vien voglia di intrufolarmi in qualche comunità spirituale per guardarmi nuovamente il genere ‘mistico-metafisico’… Anzi meglio di no. Quella gente, quella spirituale, è troppo maniacale per i miei gusti. Il circo spirituale è come una soap-opera che ripete sempre lo stesso copione: karma negativo-positivo, amore incondizionato, ‘sentirsi Uno’, apertura cuore, recitazione mantra impronunciabili, accumulo di meriti come si accumulano i bollini del supermercato.

Chissà cosa li spinge a promuovere quella soap-opera:

Saranno i meriti accumulati per il personaggio che andranno a recitare nella prossima vita?

Sarà l’ammirazione per un Maestro di cui sanno a malapena il significato del suo nome?

Sarà la devozione per una tradizione che non si sa quando, come, perché sia sorta?

Sarà la curiosità per un insegnamento di 20mila anni fa tradotto dall’Enochiano al napoletano?

Sarà perché si sono stancati di parlare con gli umani e vogliono comprendere la lingua degli angeli?

Sarà perché ormai è diventato ‘chic’ atteggiarsi da ricercatori spirituali, da conferenzieri esoterici, da pranoterapeuti, da esperti non-duali?

Mah… valli a capire i ridicoli personaggi umani.


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