Tempo fa, mi è stata posta una domanda sulla ricapitolazione di Carlos Castaneda, cosa ne pensassi, se ricapitolavo, etc. Ho risposto che non sono più un praticante… però, al di là delle solite menate sull’autorealizzazione, gli ho detto che quando lessi Castaneda provai a ritoccare la tecnica della ricapitolazione in modo da renderla ancora più bizzarra. Non so se possa funzionare con tutti, ma all’epoca la preferivo al ruotare il capo e respirare ritmicamente. Se uno vuole provare qualcosa di particolare può ricapitolare la sua vita in tempo reale, istante dopo istante, senza dover attendere la fine della giornata.
Le poche persone a cui l’ho consigliato mi hanno riferito di aver riscontrato una maggior lucidità – soprattutto durante i sogni notturni.
Essenzialmente si tratta di animare un duplicato del proprio corpo fisico.
Se ad esempio state camminando, dovete visualizzare un’esatta copia del vostro corpo fisico che si muove vicino a voi (a pochi passi dalla vostra posizione), come se fosse una scia energetica che lasciate dietro di voi e che replica le medesime movenze del corpo fisico, passo dopo passo, gesto dopo gesto, sensazione dopo sensazione.
All’inizio, per prendere dimestichezza, è meglio riprodurre solamente le movenze fisiche e poi – col tempo – passare a riprodurre in tempo reale le sensazioni fisiche, le emozioni, etc.
Il rispecchiamento può avvenire anche con un ritardo di diversi secondi.
Appena avanzate di qualche passo, visualizzate il vostro doppio che vi segue a ruota, imitando qualsiasi cosa voi facciate, pensiate, diciate, sentiate.
Appena sorge una sensazione, ricapitolate immediatamente quella sensazione, riproducendola e guardandola con lucidità e distacco. Il replicare tempestivamente e riguardare con distacco e lucidità, vi consentirà di riappropriarvi di quelle tracce energetiche che solitamente disperdete tra una distrazione e l’altra.
Immaginate che non siate voi a riprodurre quelle sensazioni, ma che appartengano al doppio che avete riprodotto con la vostra immaginazione.
Potreste notare la quantità spropositata di emozioni che vengono disperse di qua e di là, prima in un posto e poi in un altro posto. Diventerete come dei segugi che fiutano e recuperano le tracce energetiche che sono state sbadatamente smarrite durante l’intero arco della giornata.
Ciascuno di noi, ogni volta che interagisce con il mondo, lascia come delle invisibili impronte digitali: quando ci relazioniamo con qualcuno, quando reagiamo, quando discutiamo, quando rimaniamo incantati da qualcosa o da qualcuno, stiamo lasciando delle tracce impercettibili.
È come se perdessimo pezzettini di noi stessi e ci dimenticassimo di riprenderci ciò che è nostro. Ogni giorno perdiamo piccole quantità di energia: le perdiamo in casa, dal vicino, per strada, in piazza, in automobile, al bar, etc.
Spesso è sufficiente uno sbalzo d’umore, uno sbotto di rabbia, ansia, rancore, tristezza, per disperdere sbadatamente la propria energia.
Grazie alla nuova abitudine – che si instaurerà con la pratica – le tracce energetiche verranno immediatamente recuperate.
Se il procedimento non fosse chiaro, lo rispiego.
Si tratta di replicare alcune azioni in tempo reale oppure in differita, a distanza di pochi istanti. Esempio banale: subito dopo aver mosso il braccio destro, riproducete mentalmente lo stesso movimento con il braccio destro; oppure appena concludete qualcosa di energeticamente dispendioso, o emotivamente coinvolgente, riproducete immediatamente la stessa scena, così da riassorbire subito l’energia investita in quella circostanza. Questo stratagemma può tornare utile per diverse ragioni. In primo luogo costringe il frenetico intelletto a rallentare drasticamente il suo dialogo interno; essendo occupato in un’attività nuova ed insolita, il cervello deve risparmiare le energie e toglierle da là (inutile dialogo interno) per spostarle qua (ricapitolazione in tempo reale).
In secondo luogo, come ho già spiegato, ci consente di fare più attenzione alle nostre tracce energetiche; ci permette di recuperare immediatamente l’energia involontariamente dispersa. Poi, essendo un’attività insolita, si tratta di un non fare, di una contro-tendenza che ci costringe a sviluppare una nuova forma di attenzione e una consapevolezza più intensa rispetto a quella ordinaria. Ma fondamentalmente, la ragione per cui ho suggerito di fare così, è che in questo modo si può vedere se stessi, il riflesso di sé, l’autoimmagine, il proprio io, con occhi nuovi, con sguardo distaccato.
È un modo per non immedesimarsi con il proprio ruolo sociale e prendere immediatamente le distanze da ciò che facciamo, diciamo, pensiamo, sentiamo. A un certo punto non sarà più necessario ricapitolare consciamente in tempo reale: il nostro inconscio apprenderà da solo a riprodurre queste manovre interiori di distanziamento e recupero energetico.
(ZeRo)
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