ZeRo Metodo – Vol. 1 – Anteprima Cap. 9
- Z o
- 4 giorni fa
- Tempo di lettura: 9 min
Disponibile qui: https://payhip.com/ZeRoVe
Cap. 9 – FAME
–
Le prime ore di digiuno passarono velocemente. Francesco si sentiva bene ed era fiducioso. Aveva letto che il digiuno può favorire il dimagrimento, la guarigione e persino il rinvigorimento fisico.
Se l’effetto a lungo termine è così, allora deve valerne assolutamente la pena.
Galvanizzato dall’ottimismo si diresse di corsa verso il covo della sua banda. Aveva un paio di faccende da sbrigare, dei clienti a cui serviva un’altra bella lezione. Fece un paio di chiamate, compilò alcuni documenti e poi tornò a casa. Erano già le dieci di sera, ben aldilà dell’orario di cena. Ma stasera niente cena per Francesco, quindi subito a nanna.
Per un po’ si sentì energico, lucido, propositivo.
Niente cibo per tre giorni… e qual è il problema?
Più il tempo passava e più si sentiva solare, avvolto da una leggera aura di positività.
Anche il secondo giorno di digiuno stava terminando senza grosse difficoltà.
Tutto filava liscio. Forse era troppo bello per essere vero, e infatti il digiuno prolungato non era veramente così semplice e indolore come lo immaginava Francesco.
Comunque al mattino si alzò col sorriso stampato sulle labbra, anche perché presto avrebbe dovuto incontrare Giulia, la sua fantastica ragazza.
Il buon umore durò ancora altre due o tre ore.
Da lì in avanti l’ottimismo si trasformò in realismo. E successivamente, il realismo si sarebbe trasformato in pessimismo. L’ansia comunque non si era ancora fatta sentire.
Il suo corpo iniziava a mandare alcuni segnali di fame, ma forse era un falso campanello d’allarme. In realtà il suo corpo non era abituato a nessuna forma di digiuno e dunque aveva bisogno di cibo. Il sistema cognitivo si stava intromettendo di nuovo ed ora stava mettendo a dura prova la buona volontà del povero Francesco.
Appena vide la sua ragazza gli venne un certo languorino, anche perché il luogo dell’appuntamento era nuovamente un ristorante, ma questa volta si trattava di un semplice fast food. Nulla di molto appetitoso per i gusti di Francesco.
– “Evviva, posso resistere alla tentazione”, pensò Francesco.
Eppure il suo corpo diceva il contrario. Lo stomaco brontolava, la vista sembrava un po’ annebbiata, il buon umore stava diminuendo.
All’interno del suo corpo si scatenò una serie di reazioni a catena.
Che sfiga, proprio durante il terzo ed ultimo giorno di digiuno.
Era esausto, e la sua ragazza se ne rese conto.
– “Ciao Fra. Tutto bene?”, disse Giulia.
– “Ciao tesoro. Tutto bene. Perché?”
– “Mah… ti vedo un po’ asciutto”.
Francesco non era asciutto, era prosciugato. Ma lui fece spallucce, ignorando quella constatazione dei fatti. Prese per mano la sua fidanzata e si avvicinarono al locale.
– “Fra, che cosa hai mangiato in questi giorni?”
Ops… era stato sgamato. Ormai non poteva più nasconderlo.
– “Tesoro, ti devo svelare una cosa. In questi giorni sto provando il digiuno intermittente”.
– “Ah, quello in cui salti un pasto al giorno, giusto?”
– “Si, esatto. Proprio quello”.
Non poteva dirle che in realtà non era precisamente quel digiuno.
– “E come procede?”
Prima che aprisse bocca, lo stomaco rispose alla domanda con un rumore inequivocabile. La fame si era fatta letteralmente sentire. Se poi teniamo conto delle occhiaie, del tono di voce impacciato, della movenza frettolosa, era evidente che non stava procedendo benissimo.
– “Fra, mi stai forse nascondendo qualcosa?”
Anche se il nervosismo stava incrementando esponenzialmente, Francesco non poteva perdere le staffe. Anche perché lei non c’entrava nulla. Inoltre si era ripromesso di non arrabbiarsi più con la sua ragazza, costi quel che costi.
– “Fidati, sto bene”.
– “Fisicamente sei un disastro. Hai le borse sotto gli occhi. Tra l’altro mi sembra di aver notato un lieve tremore delle mani”.
– “Suvvia Giulia, sarà la fame. Il digiuno intermittente non è una passeggiata”.
Il cameriere passò di lì. Lei prese un tramezzino, patatine fritte e una Sprite. Lui ovviamente non ordinò nulla.
Gli venne in mente quello stronzo di Zero che un paio di giorni prima lo costrinse a fissarlo mentre quel bastardo consumava la sua pietanza preferita.
Ora quello scenario si stava riproducendo davanti ai suoi occhi, ma questa volta a stomaco completamente vuoto, dopo due giorni di completo digiuno. Si trattava di una vera e propria tortura. Avrebbe voluto raccontare tutto a Giulia. Dirle che stava frequentando un fottuto idiota chiamato Zero che lo stava addestrando verso l’azzeramento dalla sofferenza inutile, ma ora come ora la sofferenza non sembrava ridursi.
Per evitare l’insorgenza di brutti pensieri cominciò a intrattenersi con la sua ragazza. Parlare con lei forse lo avrebbe distratto da quella tortura.
– “Giulietta mia, sapessi quanto è difficile digiunare. Tu ci hai mai provato?”
– “Non ci ho mai provato e in effetti, guardandoti, non sembra affatto una bella esperienza. Quando feci la volontaria incontrai delle persone che erano andate ad Haiti per aiutare le vittime del terremoto. Quelle persone mi raccontarono che dopo quel disastro il tasso di criminalità aumentò drasticamente. C’era persino qualcuno che era disposto a uccidere per un pezzo di pane. Ma non si trattava di criminali. Fino ad allora erano brave persone, ma in seguito si sentirono possedute dalla fame…”
– “Abbiamo tutti un lato oscuro, e alcune volte basta un piccolo imprevisto per soccombere a certi istinti”.
– “Esatto. Tu puoi essere un santo, ma il tuo alone di santità dipende anche da quei due o tre pasti giornalieri. Sicuramente anch’io, se fossi a stomaco vuoto da troppo tempo, sarei disposta a tutto per un boccone”.
Disposti a tutto per un boccone… la pancia di Francesco era pienamente d’accordo con quell’affermazione.
– “Ehi, Fra, come mai ieri non sei venuto alla festa di Daniela?”
– “Mi ero dimenticato. Scusami…”
In realtà lui non se n’era dimenticato, soltanto che non poteva presentarsi in quelle condizioni.
– “Avevi promesso di venire. Lo sai che ci tenevo!”
L’atteggiamento di Giulia stava cominciando a dargli sui nervi.
– “Rilassati Giulia. Nonostante gli impegni, e nonostante questo dannato digiuno, sono venuto fin qui per passare del tempo in tua compagnia. Poi lo sai che io sono fatto così… non adoro i party”.
– “Okay. Se non vuoi cambiare rimani pure così…”
L’atmosfera romantica era diventata più cupa. La tensione cominciò ad aumentare e la conversazione si ridusse a un banale scambio di battute, frasi fatte, luoghi comuni. Parlarono per lo più del percorso universitario di Giulia. Voleva laurearsi in criminologia e, ironia della sorte, lei era innamorata di un criminale. Lei non sapeva nulla del passato di Francesco, però aveva intuito che a volte diventava un po’ troppo aggressivo.
La pausa pranzo venne improvvisamente interrotta da una telefonata.
– “Chi è?”, chiese Francesco.
– “Fra, sono Fabio. Stamattina ho incontrato un tuo vecchio amico”.
– “Hai parlato con un mio vecchio amico? Ma sei fuori? A parte voi due cretini, non conosco altri individui degni di essere chiamati amici”.
– “Ho pensato che fosse un amico perché mi ha dato alcuni dettagli personali che conosciamo soltanto noi, dunque mi sono fidato”.
– “Imbecille… Ti sei fidato di un semplice passante. E cosa ti avrebbe chiesto questo tizio”.
– “Voleva sapere dove abiti”.
– “E tu gli hai detto dove abito?”
– “Certo. In fondo credevo davvero che fosse un tuo amico”.
– “Testa di cazzo. E adesso dov’è quell’individuo?”
Giulia si stava seriamente preoccupando.
– “Fra, tutto bene? Cosa succede? Con chi stai parlando?”
– “Amore, sono impegnato ed è una lunga storia”.
– “Ma Fra…”
– “Puoi stare zitta un attimo, almeno mentre sono al telefono?”
Giulia rimase ammutolita. Non era il caso di contrariarlo.
– “Porco Giuda, sei andato a dare il mio indirizzo a uno sconosciuto”.
Col senno di poi Fabio realizzò che aveva fatto una grossa cazzata. Quel presunto amico poteva essere un poliziotto in borghese. O peggio ancora poteva essere il membro di un’altra banda criminale.
In realtà quel tizio non era né un poliziotto, né un criminale. Si trattava di uno scagnozzo inviato da Zero per perlustrare la casa di Francesco e raccogliere eventuali informazioni sensibili. Altro che percorso spirituale. Francesco era passato da una banda di criminali a una banda di psicopatici.
Per evitare altre brutte notizie, e per non rovinare l’incontro con la sua ragazza, Francesco terminò la conversazione telefonica.
– “Scusa tesoro. C’è stato un imprevisto lavorativo”.
Giulia era perplessa. Chissà quale lavoro deve fare per una telefonata del genere. Notando l’agitazione del suo compagno intuì che era il caso di lasciare il ristorante.
– “Se sei impegnato possiamo alzarci. Ma prima devo andare in bagno”.
Mentre Giulia si incamminò verso la toilette, Francesco buttò istintivamente l’occhio sul piatto della sua ragazza. Erano rimaste un po’ di patatine. Erano ancora calde e avevano sopra una salsa di ketchup e maionese. La bocca di Francesco salivava come quella di un Labrador.
Si chiedeva perché stava facendo questo bizzarro test. Cosa ci poteva guadagnare da quell’esperimento?
Zero probabilmente era un bugiardo patentato. L’unica cosa che il metodo zero avrebbe azzerato era il suo portafoglio.
La tensione era alle stelle: vuoi la fame, vuoi il metodo zero, vuoi lo sconosciuto che voleva infiltrarsi a casa sua, sta di fatto che ormai non poteva più trattenersi.
Avvicinò il piatto, prese una patatina, poi un’altra, e poi un’altra ancora.
Il suo cervello stava esultando, rilasciando delle buone dosi di dopamina.
Ah, la sazietà, che bella sensazione.
Ma era troppo presto per cantar vittoria.
Il telefono squillò nuovamente. Questa volta non era il numero dei suoi colleghi criminali.
– “Pronto?”
– “Hai fallito. La missione non è stata completata”, disse qualcuno che aveva una voce familiare.
– “Chi è? Con chi sto parlando?”
Francesco sapeva benissimo con chi stava parlando, ma sperava di sbagliarsi.
Non poteva essere lui. Non poteva essere Zero. E poi come faceva a conoscere la posizione di Francesco?
Evidentemente lo aveva inseguito. Oppure qualcuno lo stava pedinando. Gli venne in mente la telefonata di Fabio e il finto amico che voleva intrufolarsi a casa sua. Infine mancava solo quest’ultima telefonata.
– “Francesco, voglio vederti al teatro il prima possibile. Hai fallito questo secondo test ed ora dobbiamo elaborare un nuovo test”.
Questo era troppo.
– “Ma che cazz… Come fai a sapere dove mi trovo e cosa sto facendo?”
– “Non importa. Quello che conta è procedere con il nostro addestramento”.
– “Fottiti, coglione… tu e il tuo metodo”.
In quell’istante Giulia era appena uscita dal bagno. Nel vedere l’atteggiamento del suo ragazzo, il suo buon umore si trasformò presto in malumore.
– “Mi stai spiando, brutta testa di cazzo? Giuro che se ti vedo ti ammazzo!”
Non voleva urlare quelle parole in un ristorante, ma dal viso della sua ragazza si accorse che l’aveva già fatto.
– “È un bene che ti abbia spiato, altrimenti mi avresti mentito. Nei documenti che ti ho fatto firmare era prevista anche questa possibilità”.
Chissà cos’altro c’era scritto in quei documenti. Ora è tutto chiaro. Il presunto amico della telefonata di poco prima era qualcuno mandato da Zero per spiare Francesco.
– “Non ho intenzione di incontrare uno come te. Per me è finita. Addio Zero”.
– “Fra, sii ragionevole… non peggiorare la situazione”.
– “Vai all’inferno!”
Fine della telefonata.
– “Cosa diamine sta succedendo?”, chiese Giulia.
– “Non voglio parlarne ora. Devo scappare”.
– “Cavolo, almeno aspettami che usciamo insieme”.
– “Spiacente tesoro, il dovere mi chiama”.
Prima di abbandonare il ristorante volle accertarsi che la spia non fosse lì. Perlustrò l’ambiente circostante e all’improvviso vide un tizio accovacciato dietro a un cespuglio. Appena Francesco si accorse della sua presenza, il tizio si alzò e cominciò a correre nella direzione opposta.
Francesco lo raggiunse, lo afferrò, gli diede un pugno allo stomaco e uno in faccia, buttandolo rovinosamente a terra.
– “Chi cazzo sei? Perché stavi spiando me e la mia ragazza?”
Evidentemente si trattava dell’informatore di Zero. Francesco mise un ginocchio sul suo petto, in modo da immobilizzarlo per bene e riempirlo di botte.
Per fortuna Giulia intervenne appena in tempo, proprio prima che Francesco si scagliasse di nuovo contro quella spia.
– “Francesco, calmati!”
Francesco non voleva calmarsi, ma fu costretto a farlo. Non tanto per Giulia, ma perché in lontananza vide un paio di sbirri.
In quel preciso istante squillò nuovamente il telefono.
– “Pronto?”
– “Fra, ascoltami bene, se ci tieni a non finire nei guai ti conviene fare come ti dico. Lascia andare quel tizio. In mio possesso ci sono delle informazioni personali che ti riguardano molto da vicino. Conosco alcuni tuoi segreti e se vuoi mantenere questa riservatezza ti conviene fare come ti ho detto”.
Francesco era spacciato. Da un lato un perfetto sconosciuto che lo pedinava. Dall’altro lato una pattuglia della polizia che gironzolava in quei paraggi. Poi quel bastardo di Zero, e in mezzo a questo casino c’è finita pure Giulia.
Non era il caso di fare di testa propria.
Confermò l’appuntamento al teatro. Poi lasciò andare l’informatore. Infine salutò Giulia senza neppure chiarire ciò che era appena successo.
Chissà cosa sarebbe successo se si fosse rifiutato di seguire quello psicopatico di Zero?
Francesco volle giocarsi la sua ultima carta. Mandò un sms al suo maledetto istruttore.
– “Se mi rifiutassi di collaborare quali sarebbero le conseguenze?”
– “Un arresto per detenzione di stupefacenti, nello specifico cocaina ed eroina”.
– “Droga? Ma io non possiedo cocaina o eroina?”
– “Abbiamo piazzato qualche grammo di coca e di eroina nel tuo appartamento. Se collabori, la droga sparirà all’istante. In caso contrario, sparirai tu”.
Tentativo fallito.
Francesco doveva collaborare con quella specie di guida spirituale uscita dal peggior manicomio al mondo.
–
Disponibile qui: https://payhip.com/ZeRoVe
Commenti