ZeRo Metodo Vol 1 – Cap 12
- Z o
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Zero lasciò passare un po' di tempo, consentendo alle emozioni di Francesco di placarsi.
- "Perfetto, questo mi sembra il momento migliore per passare al prossimo step. La camminata cieca".
- "La camminata cieca?"
- "Si tratta di un esperimento che ho messo a punto con altri soggetti e che mi ha sempre dato ottimi risultati. Questo test fa leva su un fattore importantissimo: la fiducia. Di solito ti fidi esclusivamente di ciò che è noto, familiare, tradizionale, consueto. Oggi ti dovrai fidare dell'ignoto".
- "Fidarmi dell'ignoto? Non ti sembra azzardato?"
- "Per il tuo ego questo test è il peggior gioco d'azzardo al mondo. Scommetto che se invece di fiducia nell'ignoto parlassi di fiducia nell'infinito ti sentiresti più fiducioso".
- "Credo di sì".
- "Beh, allora sappi che l'Infinito corrisponde all'ignoto. L'Infinito è completamente ignoto al tuo cervello, alla tua mente, al tuo sistema rincoglionitivo. Per il tuo intelletto l'ignoto è sinonimo di avventato, imprudente, folle, rischioso. Oggi ti dimostrerò il contrario, ma prima ti devi fidare di ciò che non conosci".
- "Ho qualche alternativa?"
- "Secondo te?"
- "Come non detto... Però toglimi una curiosità. Cosa succede se tento di sabotare l'esperimento?"
Zero fece un sorrisino, alzò lo sguardo, allungò leggermente i muscoli del collo.
- "Forse mi sbaglio, ma tu non sei il tipo che si tira indietro così facilmente. Tu non hai sabotato il test del digiuno. Non hai ceduto perché non te ne fregava nulla. Sei crollato perché stavi collassando fisicamente, emotivamente e psicologicamente. E questo è ben diverso dal cedere per menefreghismo, timore, vigliaccheria”.
Francesco non era un vigliacco, altrimenti se la sarebbe già data a gambe, e forse non era una brutta idea.
- "Ora rilassati. Dietro di te c'è qualcuno che ti sta per bendare".
Francesco non fece in tempo a girarsi. Delle mani familiari sbucarono all'improvviso da dietro. Erano le mani del tizio che aveva pedinato lui e la sua ragazza. La rabbia salì a galla, ma questa volta riuscì a vederla dall'esterno, mentre fuoriusciva dal suo corpo. Niente violenza, anche se la voglia di picchiare quei due bastardi era ancora lì.
Non aveva opzioni. Si lasciò bendare e seguì controvoglia le indicazioni di Zero.
- "Ora che sei bendato devi necessariamente fidarti dell'ignoto. Dal momento che ai tuoi occhi io sono un perfetto sconosciuto, per te sono anche il miglior rappresentante dell'ignoto. La mia voce sarà per te la voce dell'ignoto. Dovrai immaginare che questi siano i comandi dell'ignoto. Se sorgono emozioni di qualche tipo trattale come connotati del tuo ego, del tuo sistema rincoglionitivo o semplicemente come connotati della tua testa di cazzo".
- "L'ignoto è sempre così volgare?", chiese Francesco con una punta di astio e disprezzo.
- "No, l'ignoto non è volgare. L'ignoto è indifferente. Se ne sbatte il cazzo delle pretese dell'intelletto umano. Diciamo che la volgarità è il modo in cui l'ignoto viene percepito dall'ego. Ogni volta che la mente ordinaria incontra l'ignoto, si sente offesa. La semplice presenza dell'ignoto è offensiva per la mente umana. Si tratta di qualcosa di intollerabile per l'uomo comune. Non riesce a convivere con l'incertezza, l'imprevisto, l'inatteso, l'anonimo. Oggi l'ignoto sarà il tuo nuovo navigatore satellitare. Ora alzati lentamente, fai un paio di passi in avanti e svolta a destra".
...
Mentre Francesco ascoltava queste parole, tentava di orientarsi nell'ambiente circostante. Usava la voce dell'ignoto come unico punto di riferimento.
Fino a quel momento il suo punto di riferimento era il noto, il familiare, il conosciuto, il convenzionale.
Adesso aveva perso ogni vecchio punto di riferimento e doveva affidarsi completamente a qualcosa o qualcuno che non conosceva.
Mentre seguiva le indicazioni stradali del suo nuovo navigatore satellitare, avvertiva strani movimenti interiori: il cervello stava letteralmente reimpostando tutti i suoi parametri. Il lobo frontale, l'area deputata alla valutazione degli stimoli sensoriali, stava riducendo la sua attività principale: il giudizio sfrenato. Il dialogo interno sembrava momentaneamente sospeso.
Ogni passo verso l'ignoto era un passo lontano da se stesso, lontano dall'io, lontano dall'ego, lontano dalla sua persona.
Come recita il noto proverbio, Francesco sapeva cosa stava perdendo ma non sapeva cosa stava trovando. Oppure possiamo dire che stava perdendo il noto e trovando l'ignoto. Ma cosa vuol dire trovare l'ignoto?
Stando al ragionamento di Zero, l'ignoto doveva portare all'Infinito. Ok, allora cosa voleva dire trovare l'Infinito?
Nel caso di Francesco voleva dire che lui aveva a sua disposizione infinite possibilità, poteva percorrere infiniti tragitti, ma il tragitto che avrebbe percorso era assolutamente ignoto al suo cervello, al suo intelletto, alla sua volontà personale.
Ora tutto torna. L'Infinito campo di possibilità era ignoto all'intelletto. Francesco poteva fermarsi, proseguire a destra, voltare a sinistra, tornare indietro, salire, scendere, vorticare su di sé. Ad ogni modo andava contro il suo volere, contro le sue aspettative. Non poteva aspettarsi la prossima mossa dell'Infinito. Lo scacco matto era inevitabile. L'unico modo per evitare lo scacco matto era quello di diventare ignoto a se stesso e ignoto al mondo. Una volta diventato ignoto doveva soltanto assecondare l'intento dell'Infinito. Più facile a dirsi che a farsi.
In questo momento Francesco barcollava nell'ignoto, e nel frattempo si sforzava di assecondare i comandi dell'Infinito.
Dove sarebbe finito? Dove lo avrebbe portato quella voce? Quali erano le intenzioni dell'Infinito? Insomma, si poteva sapere cosa diamine stava succedendo?
No, non si poteva sapere cosa stava succedendo, altrimenti si chiamerebbe "noto". Ora invece lui aveva a che fare con l'ignoto, e l'ignoto per definizione non è noto a nessuno.
La camminata cieca proseguì per almeno un'oretta. Uscito dal teatro si imboscò tra le colline, salì per un paio di chilometri, fiancheggiò un ruscello, evitò ostacoli di ogni tipo (buche, sassi, alberi). Il tutto senza vedere nulla. Le indicazioni che ricevette dal portavoce dell'ignoto erano precise e puntuali.
Giunto a destinazione poté togliersi la benda e riaprire gli occhi.
Francesco era in una stanza piuttosto piccola, con al centro una grande vasca. Non aveva mai visto qualcosa del genere.
- "E questa cosa sarebbe?", chiese Francesco.
Nessuna risposta. Si voltò e non vide nessuno. Era lì da solo, mentre Zero e il suo amico erano spariti. Poi una voce che proveniva da una cassa acustica si rivolse a Francesco.
- "Questa è una vasca di deprivazione sensoriale. Il tuo nuovo test si svolgerà qui dentro".
- "Stai scherzando, vero?"
Visti i precedenti, Francesco intuiva che non si trattava di uno scherzo.
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