Fermare il mondo è un’espressione ricorrente nelle opere di Carlos Castaneda e si riferisce ad un processo di radicale trasformazione interiore.
Per comprendere questa espressione è necessario fare qualche premessa.
Per ‘mondo’ Castaneda intende la ‘descrizione del mondo’ e la relativa percezione, la percezione che abbiamo delle nostre esperienze (sensazioni, emozioni, sentimenti). Questa percezione viene influenzata dal nostro dialogo interno, cioè dal modo in cui noi descriviamo il mondo; da come ce lo dipingiamo, raccontiamo, immaginiamo. Descrizione del mondo sta anche per sistema di convinzioni che tramandiamo, che inculchiamo nella testa delle nuove generazioni.
In altre parole, il mondo – la nostra percezione quotidiana – dipende dalla nostra descrizione, la quale a sua volta dipende dal nostro dialogo interno (i costrutti della nostra mente).
In sostanza i nostri costrutti interiori ‘costruiscono’ il nostro mondo esteriore, il nostro sogno collettivo.
Tra i costrutti mentali e il mondo per come lo vediamo c’è di mezzo un elemento chiave:
la percezione.
La percezione ordinaria, cioè il mondo per come viene percepito da un normale essere umano, può essere interrotta e rimpiazzata da una percezione straordinaria, la percezione di quelli che Castaneda chiama Veggenti, Nagual, Stregoni. Quel che dovete comprendere è che quando la nostra percezione cambia, cambia anche il nostro mondo. In questo senso dire percezione, dire mondo percettivo o dire mondo è la stessa cosa; si rifanno tutti allo stesso significato.
Affinché il nostro mondo (percettivo) sia diverso o fuori dall’ordinario è necessario prima di tutto fermare la consueta descrizione del mondo, cioè l’insieme di convinzioni/superstizioni/pregiudizi/valori che da millenni hanno condizionato e limitato la nostra percezione della Realtà.
Fermare la descrizione del mondo corrisponde un po’ al classico concetto di messa in discussione delle proprie convinzioni, soltanto che qui ha una valenza completamente diversa. Non si tratta di rimpiazzare un pensiero negativo con uno positivo. Qui si tratta di interrompere nettamente il dialogo interiore, quel meccanismo mentale che mette automaticamente in moto tutta una serie di reazioni psicosomatiche che mal si addicono ad una coscienza in via di Risveglio. Questo dialogo è ciò che sostiene la descrizione del mondo, è ciò che lo supporta, lo difende, lo promuove. Da questo dialogo massiccio nascono e si diffondono a macchia d’olio le ideologie più disparate, gli atti più beceri, i disturbi più raccapriccianti. Sempre a causa di questo dialogo incessante viene dissipata una marea di energia vitale in abitudini assurde, atteggiamenti ossessivi e comportamenti compulsivi.
Sopra ogni cosa però questo dialogo è la cagione delle nostre allucinazioni individuali, del nostro folle sogno collettivo, delle pazzesche manifestazioni che vediamo ogni giorno.
L’interruzione di questo dialogo consente di fermare il mondo (fermare la canonica descrizione del mondo) e questo a sua volta ci consente di accedere ad una percezione non più ordinaria bensì fuori dall’ordinario.
La percezione ordinaria corrisponde al mondo che percepite abitualmente, alla realtà che vedete quando rimanete incantati dalle apparenze esterne, quando siete schiavi dei pensieri, del linguaggio, succubi dei desideri più morbosi, attaccati ai capricci più infantili. Questa percezione ordinaria è appunto il sogno collettivo da cui dovreste svegliarvi.
La percezione straordinaria è la percezione che si dispiega nel momento in cui vi disilludete dalle apparenze esterne, quando non siete più schiavi della mente ordinaria, non vi fate dominare dai desideri, non vi fate coinvolgere visceralmente dai capricci mondani. I vostri occhi non rimarranno ingenuamente incollati ai fenomeni del mondo, non rimarrete ipnotizzati dalle abitudini della massa, non vi farete ingannare dai parametri del sistema. Comprenderete che ciò che il sistema definisce reale, vero, vantaggioso, naturale non ha niente di reale, vero, vantaggioso e naturale.
Nella percezione straordinaria sarete consapevoli di dove vi trovate, di cosa sta accadendo a livello planetario, di quali forze sono in gioco, di come l’attenzione della massa possa essere agganciata, ipnotizzata, manipolata e infine imprigionata in particolari strutture energetiche, in bolle percettive o in poche parole in un sogno o incubo collettivo.
La percezione straordinaria è alla portata di tutti, è soltanto una percezione insolita rispetto a quella abituale, una percezione più sottile, raffinata, autentica.
A differenza della percezione ordinaria, quella straordinaria è una percezione diretta; la percezione ordinaria veniva manipolata e ridotta da una rigida descrizione del mondo (dogmi, tabù, credenze) mentre questa percezione sottile viene guidata dalla conoscenza silenziosa, è una percezione che si muove in sintonia con i micro-movimenti dell’energia stessa.
È una percezione pulita, non offuscata dal dialogo interno, da ciò che gli altri vi hanno detto sul mondo, sull’Universo, su voi stessi, sulla vita, sulla morte, sull’aldilà, su cosa temere e cosa apprezzare.
Questa percezione è estremamente rara perché, volenti o nolenti, la nostra mente è stata marchiata da una rigida descrizione del mondo e da un’ingannevole descrizione di noi stessi.
Al di là dell’aspetto percettivo, il discorso è piuttosto intuitivo.
Pensateci bene: nel momento in cui viene rimossa o modificata una convinzione a proposito di qualcosa, assieme alla convinzione profonda cambia anche il vostro modo di interagire e di conseguenza cambia il risultato dell’interazione; potreste interrompere alcune abitudini oppure cominciare un nuovo stile di vita, il tutto grazie al capovolgimento di alcune convinzioni.
A livello globale accade la stessa cosa: la società attuale è sorretta dalla nostra adesione alle sue convenzioni; le sue convenzioni sono diventate le nostre convinzioni; il suo sistema di pensiero è diventato il nostro sistema di pensiero dominante. Da questo sistema di pensiero dominante derivano le nostre azioni e dalle nostre azioni deriva la nostra società, l’ambiente in cui viviamo, gli scenari in cui siamo quotidianamente immersi... il nostro mondo.
La coscienza in via di Risveglio si astiene dall’attività disordinata della mente che costruisce un mondo e vi si imprigiona dentro.
La coscienza ordinaria invece è schiava delle attività disordinate della propria mente che crea il suo bozzolo di pensieri/sensazioni e vi rimane impigliata come un ragno rimane imprigionato nella propria ragnatela.
Castaneda, Don Juan, i Toltechi non hanno scoperto nulla di nuovo, hanno soltanto reso fruibili delle conoscenze che spesso vengono insabbiate, falsificate oppure trascurate. L’utilità di questi insegnamenti non sta nell’aspetto filosofico bensì in quello pragmatico: potete constatare voi stessi la veridicità di queste conoscenze.
La vostra constatazione è fondamentale perché senza di essa non può esserci una vera comprensione. Una volta constatato che la descrizione del mondo e il dialogo interiore sostengono il mondo (la percezione ordinaria) sarete in grado di comprendere il motivo dell’enfasi sull’interruzione del dialogo interiore, sul fermare la descrizione del mondo e quindi sul mantenimento del silenzio interiore. Il silenzio interiore sarà tra l’altro uno degli argomenti principali della prossima opera (Mente Vuota in Corpo Pieno). Qui posso solo anticiparvi il discorso ricollegandomi brevemente al libro di Armando Torres, “Incontri con il Nagual, conversazioni con Carlos Castaneda”.
“Il silenzio è un passaggio fra i mondi. Facendo tacere la nostra mente emergono aspetti incredibili del nostro essere. A partire da quel momento, la persona si rende veicolo dell’intento e tutti i suoi atti cominciano a trasudare potere.
[...]
Spiegò che il silenzio mentale non è solo assenza di pensieri. Piuttosto si tratta di sospendere i giudizi, di essere testimoni senza interpretare. Sostenne che entrare al silenzio può essere definito, secondo il modo contraddittorio degli stregoni, come ‘imparare a pensare senza parole’. - Per molti di voi quello che sto dicendo non ha senso, perché siete abituati a consultare tutto con la mente. La cosa ironica è che, tanto per cominciare, i pensieri non sono neanche nostri, risuonano attraverso di noi, il che è diverso. E siccome ci tormentano fin da quando abbiamo l’uso della ragione, abbiamo finito per abituarci a loro.
[...]
Perciò, se volete darvi un’opportunità, avete solamente una via d’uscita: scollegate la mente! La libertà si ottiene senza pensare.
- Conosco persone che sono riuscite a fermare il loro dialogo interno e non interpretano più; sono pura percezione; non sono mai delusi o pentiti, perché tutto ciò che fanno parte dal centro della decisione. Hanno imparato ad avere a che fare con la loro mente in termini di autorità e vivono nel più autentico stato di libertà.
Continuò dicendo che il silenzio è la nostra condizione naturale.
- Siamo nati dal silenzio e là ritorneremo. Ciò che ci inquina sono le idee superflue inculcate in noi dalla nostra forma collettiva di vivere.
[...]
- Don Juan affermava che siamo animali predatori che, a forza di addomesticarci, abbiamo finito per convertirci in ruminanti. Passiamo la vita rigurgitando una lista interminabile di opinioni su quasi tutto. I pensieri ci arrivano a grappoli; uno si allaccia con l’altro, fino a riempire lo spazio intero della mente. Quel rumore non ha alcuna utilità, perché è diretto, praticamente nella sua totalità, all’espansione dell’ego.
- Poiché va contro tutto ciò che ci è stato insegnato fin da bambini, il silenzio deve essere intentato con spirito di combattimento.
Noi stregoni di oggi ci proponiamo di passare per il mondo senza richiamare l’attenzione, trattando tutto e tutti allo stesso modo. Un guerriero si fa padrone della situazione, nel bene o nel male, perché c’è qualcosa di tremendamente efficace nell’agire senza la mente.”
CONCETTI CHIAVE
Questa volta come riepilogo della lezione citerò un dialogo di Don Juan e Castaneda in cui vengono chiariti i concetti di descrizione del mondo e dialogo interno.
Il brano è tratto dal libro “Una Realtà Separata”, pagg. 277-280.
CARLOS CASTANEDA: «Per anni ho cercato veramente di vivere secondo i tuoi insegnamenti» dissi. «Evidentemente non l’ho fatto bene. Come posso fare meglio ora?»
DON JUAN: «Tu pensi e parli troppo. Devi smettere di parlare a te stesso.»
CARLOS CASTANEDA: «Cosa intendi dire?»
DON JUAN: «Parli troppo con te stesso. Non sei l’unico a farlo, tutti noi lo facciamo, portiamo avanti un discorso interiore. Pensaci. Quando sei da solo, cosa fai?»
CARLOS CASTANEDA: «Mi parlo.»
DON JUAN: «Di che cosa ti parli?»
CARLOS CASTANEDA: «Non lo so; di qualsiasi cosa, presumo.»
DON JUAN: «Te lo dirò io di cosa parliamo con noi stessi. Parliamo del nostro mondo, ed è proprio grazie a questo nostro dialogo interiore che lo preserviamo.»
CARLOS CASTANEDA: «Come facciamo?»
DON JUAN: «Ogni qualvolta parliamo di noi e del nostro mondo, il mondo rimane sempre come dovrebbe essere. Con questo nostro dialogo lo rinnoviamo, gli infondiamo vita, lo puntelliamo. Non solo: è mentre parliamo a noi stessi che scegliamo le nostre strade. Ripetiamo quindi le stesse scelte fino al giorno della morte, perché fino a quel giorno continuiamo a ripeterci le stesse cose. Un Guerriero è consapevole di questo atteggiamento e si sforza di fermare il suo dialogo interiore. Questa è l’ultima cosa che devi sapere se vuoi vivere come un Guerriero.»
CARLOS CASTANEDA: «Come posso smettere di parlare con me stesso?»
DON JUAN: «Innanzitutto devi usare le orecchie per togliere agli occhi una minima parte del loro fardello. Dal momento in cui siamo nati usiamo i nostri occhi per giudicare il mondo. Parliamo agli altri e a noi stessi principalmente di ciò che vediamo. Un Guerriero ne è consapevole e ascolta il mondo; ascolta i suoni del mondo.»
Misi via i miei appunti. Don Juan affermò ridendo che non intendeva spingermi a forzare il risultato, perché i suoni del mondo dovevano essere ascoltati in modo armonico e con grande pazienza.
DON JUAN: «Un Guerriero è consapevole che il mondo cambierà non appena smetterà di parlare con se stesso,» disse «e deve essere preparato a quel colpo formidabile.»
CARLOS CASTANEDA: «Cosa intendi dire, don Juan?»
DON JUAN: «Il mondo è questo e quello o è così e così solo perché ci diciamo che è nel modo in cui è. Se smettessimo di dire a noi stessi che il mondo è così e così, il mondo cesserebbe di essere così e così. In questo momento non penso che tu sia pronto per un colpo così importante, perciò devi iniziare lentamente a disfare il mondo.»
CARLOS CASTANEDA: «Veramente non ti capisco.»
DON JUAN: «Il tuo problema è che confondi il mondo con ciò che le persone fanno, e anche in questo non sei il solo: tutti noi ci sbagliamo. Le azioni che le persone compiono sono scudi contro le forze circostanti; ciò che facciamo in quanto individui ci comforta e ci fa sentire al sicuro; ciò che la gente fa è veramente molto importante, ma solo come scudo. Non impariamo mai che le cose che facciamo in quanto persone sono solo scudi e permettiamo che dominino e scuotano la nostra vita. In effetti, potrei affermare che per l’umanità quello che fa la gente è più grande e importante del mondo stesso.»
CARLOS CASTANEDA: «Cosa chiami mondo?»
DON JUAN: «Il mondo è tutto ciò che qui è racchiuso.» disse, e calpestò il suolo. «Vita, morte, persone, gli alleati e tutto quello che ci circonda. Il mondo è incomprensibile. Non lo capiremo mai e non penetreremo mai i suoi segreti. Dobbiamo di conseguenza prenderlo per quello che è: un mistero insondabile! Ma l’uomo comune non fa questo: il mondo non è mai un mistero per lui, e quando arriva alla vecchiaia è convinto che non ci sia più nulla per cui valga la pena di vivere. Un vecchio non ha esaurito il mondo, ha esaurito solo ciò che la gente fa, ma nella sua stupida confusione crede che il mondo non abbia più misteri per lui. Che prezzo infelice dobbiamo pagare per i nostri scudi! Un Guerriero è consapevole di questa confusione e impara a trattare le cose in modo appropriato. In nessuna circostanza ciò che gli esseri umani fanno può essere più importante del mondo. Un Guerriero, quindi, considera il mondo un mistero infinito e le azioni degli uomini un’infinita follia.»
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