Circa mille anni fa in Persia si aggirava una banda di malfamati ricercatori spirituali che seguivano "La via del Biasimo" per apparire insignificanti e degni di disprezzo agli occhi dei profani.
La radice del loro nome è la parola araba malāmah (ملامة) "biasimo". I Malamatiyya credevano nel valore dell'auto-biasimo, sostenevano che la carità dovesse essere una questione privata (nascere da dentro) e che la ricerca dell'autostima esteriore avrebbe portato ad attaccamenti mondani. Nascondevano la loro conoscenza esoterica e si assicuravano che i loro difetti fossero noti, ricordando agli altri la loro imperfezione.
I Malamati erano ciò che oggi chiameremmo "anti-eroi" (tipo Saitama di One-Punch Man, Deadpool, Tyler di Fight Club, Robin Hood, Lupin III, Venom, V for Vendetta, Light Yagami di Deadh Note, Punisher, Batman, John Constantine, Jason Bourne, Jack Sparrow).
Le storielle di Nasrudin Mulla (spesso narrate da Gurjieff, un esempio recente di malamato) sono storie che esemplificano in modo ironico l'attitudine da "anti-eroi" tipica dei malamati. Se disegnassero il mio personaggio verrei raffigurato come un antieroe, un immorale figlio di puttana che oltraggia il mondo ma non tifa per i cattivi (e neppure per i buoni).
I malamati esteriormente oltraggiavano il mondo, la società, la gente, esibendo atti di immoralità e depravazione.
Interiormente mantenevano un rapporto di intimità e sacralità con il loro essere più profondo.
Sapevano bene di non essere il ridicolo personaggio che si esibiva nel teatro sociale; sapevano che nessuna maschera poteva oscurare il loro volto originale; nessun atto o nessuna parola (per quanto volgare) poteva indurre in loro un senso di vergogna, colpa, inadeguatezza.
Negavano il valore delle chiacchiere, delle conversazioni da bar, e affermavano il valore del silenzio, della comunicazione non verbale.
I malamati incarnavano il famoso motto del videogioco "Assassin's Creed" e attribuito anche a Nietzsche: nulla è reale, tutto è lecito.
Come i personaggi di Assasin's Creed, i malamati si nascondevano in piena vista, erano un tutt'uno con la folle folla, e al contempo rimanevano nell'ombra (nell'anonimato) allo scopo di servire la luce.
Anche in mezzo al baccano di una piazza la loro attenzione rimaneva indisturbata, ancorata in un intimo rapporto con lo Spirito.
Dicono: «Il cuore del ricercatore sarà così profondamente immerso in un silenzioso dhikr (l'irresistibile richiamo dell'Assoluto) che, anche se entrasse in mezzo a una folla, non sentirebbe alcuna voce. Lo stato del dhikr lo sovrasta. La manifestazione ultraterrena lo attrae a Sè e lo rende inconsapevole di tutto tranne che del suo Signore».
Non so se al giorno d'oggi siano ancora formalmente attivi - sicuramente lo sono soltanto che non si fanno riconoscere dalla plebaglia. Anche perché stando a quella descrizione io stesso potrei essere malamato anche se tecnicamente non aderisco a nessun lignaggio.
Agli occhi dei profani può sembrare che prendessero di mira il mondo esterno, la società, il sistema, ma in realtà a loro non fregava nulla del mondo e non miravano all'esterno ma all'interno: miravano al loro stesso ego.
I malamati erano gli avversari di se stessi, anzi avversari del proprio ego, dunque erano avversari del proprio avversario.
I Malamati incarnavano l'espressione "gli ultimi saranno i primi": nessun uomo può raggiungere il rango di questi individui a meno che non consideri tutte le sue azioni mondane come atti teatrali pieni di ipocrisia e tutti i suoi stati spirituali come presuntuose pretese sentimentali.
E' così che voi considerate i vostri atti, i vostri pensieri, i vostri stati emotivi, le vostre esperienze?
Non credo proprio... molto probabilmente siete soltanto dei ridicoli personaggi che prendono sul serio ogni fesseria, nutrono emozioni da bimbominkia, si esaltano per qualunque pseudo-successo e piagnucolano come degli sfigati di fronte a qualunque avversità.
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