Qualche lettore mi ha chiesto in che modo si poteva raggiungere il corpo energetico.
La mia risposta è che non c’è da raggiungere il corpo energetico o lo Spirito, ma è Lui che deve raggiungere te.
Tale risposta non si basa su letture ma sull’esperienza.
Non sono un esperto di Castaneda, non pratico passi magici, ricapitolazione, etc.. nulla in contrario con quelle tecniche, soltanto che ho seguito altri passi. Passi non migliori o peggiori, semplicemente passi differenti. Ad ogni modo tutti i passi portano inevitabilmente là, nell’Oltre.
Il mio approccio per certi versi è diverso, ma per altri è simile.
Da quel poco che ho capito di lui, posso dire che quel misterioso sciamano-antropologo-donnaiolo-romanziere la sapeva molto lunga: nei suoi scritti ha messo molta carne al fuoco.
Tornando alla domanda del lettore, dicevo che dalla posizione in cui guardo il sogno planetario, se uno vuole raggiungere da solo lo Spirito parte già col piede sbagliato.
Se poi magari vuole raggiungerlo portandosi in spalle il suo pietoso ego allora non ha capito proprio un cazzo dello Spirito.
Non ha capito che la posizione del guerriero è completamente subordinata a Quello, all’Oltre, allo Spirito, all’Astratto.
Tra l’altro mi pare che Castaneda fosse stato abbastanza esplicito in merito: i suoi libri sono pieni di riferimenti in cui è lo sciamano che si trova costretto a mettersi umilmente al servizio dello Spirito. Non lo fa per eroismo, spavalderia, Lo fa perché non ha scelta, non ha alternative, sa che non può fare il furbetto al cospetto di Quello.
Poi, magari, quel lettore intendeva dire che occorre esprimere l’intento inflessibile di ricongiungersi con lo Spirito, in tal caso si può aprire una parentesi su pulire l’anello di collegamento con lo Spirito.
Però occorre notare che ciò di cui stiamo parlando è totalmente ignoto, non è concepibile dalla mente umana.
Ricordo un amico che subì un mutamento radicale di personalità e incominciò ad approfondire più seriamente questi argomenti.
Gli chiesi a cosa era dovuta quella inaspettata trasformazione. lui rispose che era da anni che s’interessava superficialmente di spiritualità: voleva a tutti i costi un evento spirituale e per farlo accadere si ingegnò in tutti i modi, con la convinzione che i suoi espedienti lo avvantaggiassero. Poi un bel giorno, proprio mentre credeva di aver tutte le carte in regola per l’evento spirituale, accadde qualcosa di sconvolgente: la sua casa venne “accidentalmente” incendiata. Assieme all’edificio venne bruciato tutto il materiale magico che lui aveva accumulato e caricato per l’evento spirituale: cristalli, pietre preziose, amuleti, altare, sigilli, invocazioni, etc.
La cosa stupefacente fu che quel tizio lesse quell’evento non come una tragedia, ma come un segnale dello Spirito.
Una parte di lui intuì che non si può propiziare un tale incontro senza una buona predisposizione, con superficialità, senza maturità.
Aggiunse che a partire da quel giorno, dall’incendio della casa, ebbe sistematici episodi spirituali, sogni lucidi, eventi premonitori, etc.
La sua interpretazione fu quella di una specie di iniziazione dello Spirito.
Lo Spirito lo aveva battezzato letteralmente col fuoco.
Un altro individuo, senza la maturità, il carattere, la preparazione adeguata sarebbe caduto in depressione, sarebbe impazzito, ed essendo accecato dalla materialità, avrebbe subito maledetto lo Spirito. Non conviene approcciarsi all’ignoto esprimendo desideri frivoli o propositi incoerenti con se stessi: non conviene invitare lo Spirito con pressappochismo e spavalderia, perché lo Spirito non bussa alla porta, la sfonda!
Per questo consiglierei di non coltivare frettolosamente nessun proposito spirituale, non nutrire nessun desiderio verso Quello, perché nell’animo umano il desiderio tende facilmente a degenerare e corrompersi in attaccamento emotivo.
Credo che il miglior modo di approcciare l’Astratto sia l’epochè, la completa sospensione di ogni giudizio, la dimenticanza di qualsiasi aspettativa, l’oblio della propria storia personale, l’azzeramento di qualunque credenza.
Oppure alcune tradizioni suggeriscono soltanto di mantenere un atteggiamento umile nei confronti di Quello.
Un filosofo medioevale consigliava di affondare l’intelletto nella nube della non-conoscenza. Prima di ascendere, di andare oltre il mondo della percezione ordinaria, occorre depositare il proprio orgoglio sotto quella nube.
Quella nube è il luogo in cui devi sotterrare il tuo intelletto prima dell’incontro con l’Oltre.
Castaneda parlerebbe di luogo della non-pietà.
Devi spostare il tuo fiacco culo e muoverti verso il luogo della spietatezza (spietatezza verso il tuo carattere capriccioso, il tuo ego presuntuoso, la tua ragione irragionevole, la tua personalità vanitosa).
Devi spostarti là, per due ragioni:
In primo luogo perché lo Spirito non avrà pietà nei confronti del tuo ego, della tua immaturità.
In secondo luogo, quel luogo, il luogo della non-pietà e i luoghi affini (luogo della conoscenza silenziosa, etc.), è il luogo più vicino a Quello. È il portale di accesso.
L’uomo comune si trova nella posizione opposta.
Il luogo dell’autocommiserazione, dell’orgoglio, dell’arroganza.
Questi luoghi sono posizioni percettive, allineamenti energetici.
Non è complicato: se ti senti sempre in dovere di dire la tua, se provi rancore per i torti subiti dalla vita, se nutri emozioni corrosive, ti trovi nel luogo di autocommiserazione.
Se poi sei sconcertato dal tuo tiranno interiore o sei incazzato con tutti i piccoli tiranni di questo mondo, non hai capito che il vero grande tiranno si trova nell’ignoto.
Per rispondere al lettore, ciò che devi raggiungere non è lo Spirito, ma il luogo della non-autocommiserazione, il luogo della non-presunzione… una volta che ti troverai là, sarà lo Spirito a raggiungerti nei tempi e nelle modalità da Lui stabilite.
Muovi il tuo fiacco culo lontano dal luogo di autocommiserazione e spingiti verso il luogo di non pietà.
Trasferisci l’attenzione dal dialogo interno alla conoscenza silenziosa.
Posizionati in modo permanente nei pressi del luogo della conoscenza silenziosa; rimani li, zitto e buono.
Fino a quando?
Finché è opportuno.
Non spetta al tuo ego dare ordini: i comandi vengono dall’ignoto. Il tuo ego va tenuto a cuccia nel luogo di non-autocommiserazione. Tienilo a bada e non fare previsioni di alcun tipo. Lo spirito è imprevedibile.
Tu devi stare quieto e fiducioso fino a quando non ricevi i comandi dall’Oltre. Tranquillo, i comandi li riconoscerai facilmente: una volta fatta tacere la stupida vocina del dialogo interno, saprai discriminare al volo la differenza tra le sciocche pretese del piccolo gps (goffo personaggio strillante) dalla pacata presenza del grande GPS (Grande Presenza Silenziosa, Grande Potente Spirito).
Non spetta a te valutare le mosse dello Spirito, le sue tempistiche, i suoi comandi.
Tra l’altro, rimanere là, nel luogo della conoscenza silenziosa, sarà sempre meglio della condizione pietosa in cui si trova l’uomo comune.
Un cristiano, una volta mi chiese come mai la Grazia non si avvicina a tutti.
Gli risposi:
Sai perché la Grazia non si avvicina a te?
Ti scansa perché puzzi di ego.
Quella è la stessa risposta che oggi darei a un lettore di Castaneda, a un praticante della Quarta Via, etc.
Il tuo ego ha un tanfo schifoso per i gusti dello Spirito.
Questo vale ovviamente per tutti. Non è che il tuo ego sia più puzzolente dell’ego di Don Juan o dell’ego di Padre Pio.
Un altro tizio mi chiese se valeva la pena tendere un agguato allo Spirito così da poter ottenere più potere personale. Gli dissi che è l’idea più spericolata che avessi sentito. Non che fosse una cattiva idea, anzi un guerriero è giusto che abbia una mentalità intrepida, ma qui stiamo parlando di ben altro. Casomai è lo Spirito che tenderà un agguato a te, come nell’esempio della casa incendiata.
L’Intelligenza superiore ne sa infinitamente molto di più del tuo limitato intelletto.
Nell’infinito oceano dell’oscura consapevolezza, tu rappresenti un pesciolino minuscolo, mentre lo Spirito rappresenta un gigantesco squalo dall’appetito insaziabile.
Per far avvicinare lo squalo conviene offrirgli qualcosa di buono, non bastano dei pesci piccoli, servono dei succulenti pezzi di carne.
Nel nostro caso un pasto prelibato da offrire allo Spirito è il proprio grasso ego, l’intelletto obeso, i propri frivoli desideri, la propria importanza personale.
Offri i tuoi pezzi di carne allo Spirito.
Oppure offri la tua testa.
Come nello zen, dai un taglio netto alla tua gran testa di cazzo.
E comunque non hai molte chance.
Come diceva Ramana, la tua testa è già nella bocca della tigre. Si tratta solo di riconoscerlo senza andare nel panico.
Tienila lì dentro. Niente movimenti bruschi e avventati, altrimenti verrà mozzata brutalmente dalla tigre (Spirito).
Se ti fidi della tigre, la decapitazione sarà indolore, altrimenti, se ti fai prendere dal panico del tuo ego, la sofferenza sarà atroce.
Il guerriero, quando vede la sua effettiva collocazione, sa che non gli conviene fare mosse false.
Alla luce di ciò, vuoi ancora raggiungere il corpo energetico?
Allora lasciati decapitare dallo Spirito.
Sotterrati nel luogo della non-autocommiserazione.
Azzera completamente la tua finta identità.
(ZeRo)
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