Come ho anticipato nella prima parte (qui), la mente viene considerata come una prigione invisibile, una prigione senza sbarre (anzi, senza sbarre visibili).
Per riconoscere la prigione mentale che ti tiene ingabbiato e prigioniero della tua (inutile) sofferenza quotidiana, è sufficiente individuare i sintomi (o loop) della mente condizionata.
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Loop = circolo vizioso di pensieri ed emozioni che si sostengono a vicenda, riattivandosi senza sosta e senza controllo.
Poiché questi loop sono (inizialmente) irresistibili e totalmente fuori dal tuo controllo, la mente dell’uomo comune viene chiamata “mente incontrollata”.
Mente ordinaria (dell’uomo comune) = mente incontrollata = mente malata.
L’uomo comune è un malato mentale nel senso che vive in balia della sua immaginazione, alla mercé dei suoi stessi pensieri, dei suoi desideri, delle sue fantasie. Vive in balia delle proprie illusioni. Vive alla mercé di una vocina fastidiosa che parla in continuazione: questa voce interiore ti dice cosa devi fare, cosa è giusto, o sbagliato; ti ricorda di sentirti in colpa almeno una volta al giorno, e tu credi sia normale. Quella vocina bisbetica ti perseguita sin dal mattino e ti suggerisce di tutto: ti dice che tu non sei ok; che la persona che stai guardando non si comporta bene; che ti meriti di meglio; che gli altri si meritano di peggio.
Questo dialogo interno incessante, per te (e per la maggioranza dell’umanità) è normalissimo, ma nei fatti rappresenta una vera anomalia. E il bello – o il brutto – è che le persone si identificano con tale anomalia. Se provi a indagare, vedrai che le persone sono fermamente convinte che quel ronzio che sentono nella testa sia la propria voce. Credono che la vocina che brontola costantemente, sia la voce del loro io. Questa falsa identificazione è un’illusione, un’allucinazione che coinvolge un po’ tutti.
Per interrompere questa falsa identificazione – che produce quasi tutta la tua inutile sofferenza – occorre liberarsi di questa fastidiosa vocina interiore. Mentre prendi le distanze da questo dialogo interno, realizzi che la tua essenza non coincide con quel borbottio mentale. Realizzi che quella vocina non sei tu, ma è solo uno strumento di cui hai perso il controllo. Una volta realizzato tutto ciò, avrai libero accesso al tuo vero essere, alla tua essenza! Ma prima occorre riconoscere che tu non sei quello che sta parlando – o che sta pensando. Non sei tu quello che parla. Questa è una notizia fantastica – e per certi versi sconvolgente (soprattutto quando si è totalmente identificati con la propria mente). La voce che senti e che continua a parlare, è l’anomalia da cui devi disidentificarti.
E poi, che bisogno avresti di parlarti? Quante volte devi ripeterti le cose? Non basta una volta? Quante volte devi ricordare il passato? Quante volte devi ripensare a quello che è già accaduto? Quante volte devi prevedere un futuro imprevedibile?
Questa vocina (a cui siamo troppo affezionati), viene definita da Andrea Magrin come “mente incontrollata”. Questa è la fonte del dolore che inconsciamente infliggi a te stesso (o agli altri). essendo diventato un automatismo, infliggi dolore a volontà, come se nulla fosse. Senza renderti conto che stai infliggendo e subendo inutile sofferenza. La vocina perversa ti convince della necessità di quel dolore ripetendo: “Tutti fanno così, tutti dobbiamo soffrire”. Come se quel mare di lacrime, tristezza, depressione, malinconia fosse necessario e inevitabile. Per l’uomo comune, la sofferenza inutile sembra quasi un dovere. Le cose per fortuna non stanno così. Quel mare di afflizioni non è necessario ed è evitabilissimo.
Ma prima occorre staccare la spina dall’interruttore mentale.
In un modo o nell’altro, tutti sentono quella vocina, tanto che ci sono corsi che ti insegnano come indirizzarla per ottenere successo: per loro quella vocina non è un’anomalia bensì è considerata una cosa normale. E invece no! Anche se quella vocina interiore viene addomesticata con il famoso pensiero positivo, si tratta pur sempre di qualcosa di anomalo che non dovrebbe intromettersi di continuo – neppure con assillanti affermazioni positive. La mente allo stato naturale dovrebbe rimanere a riposo, rilassata, pacifica, immobile. E invece veniamo costantemente pilotati e dirottati.
Come dice Carlos Castaneda: “condividiamo lo stesso destino degli animali che alleviamo: loro non hanno la consapevolezza di essere in gabbia, piano piano perdono la capacità di capire cosa sia la vera libertà e quelli che vengono allevati in gabbia non possono neppure immaginare cosa sia l’erba fresca, l’aria pulita e il cibo naturale. Non si fanno neppure la domanda. La loro realtà è soltanto quella, e per quanto scomoda, non sapendo che c’è qualcosa di diverso, e non potendo accedere a qualcosa di diverso, rimangono schiavi e così moriranno”.
Tu invece hai la possibilità di accedere a quella differente (o meglio autentica) realtà che viene ignorata dall’uomo comune. qualcuno potrebbe controbattere:
“Ma a me sembra di stare bene, in fin dei conti ho il mio lavoro, non mi manca nulla. Che sofferenza starei provando? Io mi sento libero, indipendente.”
È questo il punto: come fai a sapere che cos’è la libertà se non sei mai uscito dalla prigione mentale? Come l’animale addomesticato non conosce la realtà che si trova oltre la sua condizione di addomesticamento, così l’uomo comune ignora la condizione che oltrepassa il suo limitato (e distorto)spettro percettivo.
Come se non bastasse, l’uomo comune crede che la soluzione ai problemi che si trovano dentro la sua mente, risieda dentro la mente. E così utilizza la mente per risolvere i problemi generati dalla mente stessa. Questa situazione è come avere un albero ingombrante che vogliamo a tutti i costi rimuovere perché ci impedisce di uscire di casa, e per eliminare il problema, anziché sradicare l’albero, spuntiamo soltanto le foglie, cercando di farci spazio tra i suoi fitti rami. Le foglie (nel nostro caso i pensieri) ricresceranno e nasceranno nuovi rami (nuovi problemi), rinvigoriti dalla potatura. Risolvere i problemi della mente con la mente, vuol dire fallire sempre e comunque, perché finché non rimuoveremo le radici dell’albero mentale non riusciremo mai ad essere liberi.
Per risolvere i problemi della mente, devi dimorare in uno stato senza mente. Devi capire che con questa soluzione – il dimorare in uno stato senza mente – hai tra le mani la chiave per risolvere qualsiasi problema del mondo. Sì, perché la radice di ogni problema (e sofferenza) del mondo è proprio la mente. Tutto è legato alla mente. I problemi sono legati alla mente, dalla mente, per la mente. Se ti sleghi dalla mente, ti sleghi automaticamente dai suoi problemi e dalla sua sofferenza inutile. L’unica soluzione è andare al di là del problema. Potrai capire cos’è la mente esclusivamente nel momento in cui avrai smesso di utilizzarla, o meglio di farti utilizzare da lei. Ma per poter procedere nel migliore dei modi, devi avere un paio di conoscenze di base. Prima di tutto devi capire che noi non dobbiamo migliorare nulla: l’unica cosa che abbiamo bisogno di fare è togliere pian piano ciò che non siamo, fino a far risplendere ciò che siamo. Non c’è nulla da aggiungere a ciò che sei. Tutto ciò che tenterai di aggiungere sarà quello che ti porterà ancora più distante da ciò che sei. Ogni volta che senti che ti manca qualcosa, lì c’è lo zampino della mente, che ti svilisce con la sua malefica vocina.
Il grande dilemma di coloro che hanno provato ad acquietare la mente è che non si sa dove sia: come faccio a stare bene, e a calmare la mente, se non so dov’è e non so com’è che funziona?
Il tentativo di calmare la mente con la meditazione, con i seminari intensivi, o con altre tecniche, potrebbe funzionare, ma il tempo necessario e lo stress per ottenere dei risultati soddisfacenti è altissimo. Il livello di apprensione durante la pratica può diventare talmente alto che a volte sentiamo più la frustrazione che il senso di sollievo. Magari inizialmente funziona, puoi raccontartela per un po’, ma se non hai trasceso davvero la mente condizionata, tutto tornerà come prima, o per lo meno la sofferenza rimarrà nascosta lì, pronta per uscire tutta in una volta al momento meno opportuno. Dietro la facciata positiva di molti approcci motivazionali, c’è sempre la controparte negativa. Lo scotto da pagare (in assenza di lucidità) è altissimo.
Puoi fare quanti corsi vuoi, leggere quanti libri vuoi, ma esiste solo una cosa che ti porterà un beneficio definitivo: dimorare, vivere, operare al di là della mente e smetterla di esserne schiavo. Tutte le soluzioni che ti offriranno, mettendo all’interno dell’equazione la mente, porterà sempre e solo disagio. Potresti essere felice per un po’, e le cose potrebbero andare bene per breve tempo, ma se nell’equazione c’è anche solo un pezzettino di mente incontrollata ci sarà sicuramente insoddisfazione. Qualunque sia la situazione, l’attività o la relazione in cui sei coinvolto, ricorda che il fattore problematico non è là fuori.
Mente + attività quotidiana = problema, agitazione, ansia, insoddisfazione
Senza mente + attività quotidiana = soluzione, tranquillità, contentezza
Indipendentemente dalla circostanza, se vuoi evitare inutili grattacapi, ricordati di rimuovere la mente dall’equazione. Per il momento ti basta comprendere che i risultati delle tue attività quotidiane vengono influenzati, manipolati, distorti da un fattore invisibile (la mente incontrollata). Il tuo compito è ricordarti quotidianamente di correggere l’equazione, riducendo al minimo la presenza della mente incontrollata (o della perfida vocina interiore). L’ideale sarebbe partire senza mente, operare senza mente, vivere senza mente. Ma questo per molti sembra un traguardo irraggiungibile, dunque è meglio procedere gradualmente. Per adesso accontentati di interiorizzare queste informazioni. Magari ogni tanto chiediti: L’equazione di questa attività quotidiana include la mente frenetica? La perfida vocina interiore vuole sabotare anche questa relazione?
Nei prossimi interventi approfondiremo ulteriormente il discorso.
(ZeRo)
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Materiale di ZeRo: https://risvegliodalsogno.wixsite.com/risveglio/about
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