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Metodo Senza Mente di Andrea Magrin, Riflessioni personali - 1° parte

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Tempo fa una persona mi ha parlato del libro "Non penso dunque sono" di Andrea Magrin.


Da quel che ho letto e visto online, l'approccio di Magrin è interessante, simpatico ed efficace.

L'obiettivo, o uno degli obiettivi, è raggiungere e mantenere uno stato senza mente.

Questo approccio va benissimo e si avvicina a quello che ho utilizzato nella mia seconda trilogia (Mente Vuota in Corpo Pieno), ma non va confuso col Risveglio; al massimo può coincidere con una fase precedente che nei miei scritti chiamo disincanto momentaneo.

Avendo provato la tecnica e avendo interagito con chi ha sperimentato il metodo ho notato che spesso manca una componente che ritengo essenziale (almeno nel mio approccio): la disillusione.

Oltre alla disillusione a volte manca un'altra componente precedente al disincanto: la lucidità ininterrotta.

Dalle testimonianze viste online si evince che, sebbene i praticanti di quel metodo si siano svincolati da numerosi loop della mente ordinaria, in molti di loro rimangono ancora troppi incantesimi da rompere.

Comunque ribadisco che quel metodo è valido; è un ottimo punto di partenza, ma poi occorre spingersi più in là, prendere consapevolezza di aspetti sottili che sfuggono alla percezione dell'uomo comune.

Per chiarire la differenza tra questo approccio e quello del sottoscritto diciamo che io punto più che altro sul disvelamento della natura onirica del mondo esterno, o meglio del mondo delle apparenze esterne (o sogno planetario).

Fatta questa premessa ritorniamo all'approccio di Andrea e vediamo in cosa consiste il suo metodo e quali sono le sue idee salienti.


Tra i tanti esempi usati da Magrin per descrivere la mente vi è quello della famosa prigione invisibile in cui la mente viene considerata come una prigione senza sbarre (senza sbarre visibili).

Ma se è invisibile, come fai a riconoscere la prigione mentale?

Semplice, dai frutti riconosci l’albero.

Dai sintomi quotidiani riconosci cosa ti tiene ingabbiato e prigioniero della tua (inutile) sofferenza quotidiana.

Nei termini di Andrea i frutti di una mente condizionata sono chiamati "loop".



Loop = circolo vizioso di pensieri ed emozioni che si sostengono a vicenda, riattivandosi senza sosta e senza controllo.



Poiché questi loop sono (inizialmente) fuori dal nostro controllo, la mente dell'uomo comune viene chiamata "mente incontrollata".

Questa mente incontrollata è come la mano di un pazzo che non riesce a controllare la propria mano e quindi si infligge da solo numerose coltellate. L'uomo comune fa la stessa cosa: senza volerlo si autoinfligge sofferenza inutile e la infligge agli altri come se nulla fosse.

Si chiama sofferenza inutile perché potrebbe essere benissimo evitata, ma nonostante sia evitabile rimane il fatto che il 90% del dolore dell'uomo comune non è altro che sofferenza inutile prodotta da una mente incontrollata, folle e dunque una mente malata.


mente ordinaria (dell'uomo comune) = mente malata


Per individuare i sintomi della mente incontrollata (folle, malata) è opportuno osservarla, cioè localizzare i punti del corpo maggiormente colpiti dai loop (pensieri disfunzionali, emozioni tossiche).

Solitamente i sintomi emergono prevalentemente in tre parti del corpo:

testa

petto

stomaco

(ma su questo ci ritorneremo nei prossimi interventi...)


Così come una persona in uno stato di buona salute non utilizzerebbe la mano per accoltellarsi, allo stesso modo una mente allo stato naturale non produrrebbe pensieri al solo scopo di ferire il proprio corpo o quello altrui. A dire il vero, allo stato naturale non ci sarebbe alcuna mente (da qui l'espressione "senza mente"). O se preferite non ci sarebbe la mente incontrollata, folle e malata. Ci sarebbe solo pace, silenzio, tranquillità. Ma soprattutto ci sarebbe l'assenza di sofferenza inutile.


Detto ciò, esiste una soluzione alla penosa condizione dell'uomo comune?

Fortunatamente esiste più di una soluzione ma essa sfuggirà quando la si cerca nel posto sbagliato, cioè il piano dei problemi, il piano della mente ordinaria, il piano dei loop, il piano della sofferenza inutile.

Cercare di guarire usando la mente malata è pazzesco proprio come massaggiarsi con quella mano impazzita che continua a ferire noi stessi e gli altri, senza rendersi conto che l’unica soluzione a quella folle attività è quella di fermare la mano impazzita, disarmarla e rieducarla a muoversi soltanto come strumento del corpo.

Utilizzare la mente per risolvere i problemi generati dalla mente è come trapanarsi la testa per fermare i pensieri. E' più chiaro così?


La funzione dell'attività mentale è produrre pensieri, e in questo non c'è nulla di male.

Il problema è quando ci si identifica con quell'attività e si rimane vincolati a tutti i suoi sottoprodotti: aspettative, paure, fantasie, preoccupazioni.

Il problema è quando veniamo controllati da una mente incontrollata anziché avere il controllo sulla nostra mente. E se date un'occhiata là fuori, oppure lì dentro la vostra capoccia, vedrete quanto controllo viene esercitato dalla mente sulla vita umana.


La radice della sofferenza inutile è legata a questa identificazione, attaccamento e sottomissione ad una mente malata.

Se a questo punto abbiamo trovato il problema, adesso dobbiamo individuare la soluzione.

E la soluzione, non trovandosi sul piano dei problemi, si trova appunto al di là del problema... al di là della mente, al di là del loop.

Sembra paradossale ma per comprendere la mente devi prima smettere di utilizzarla, o meglio smettere di farti utilizzare da lei.

Solo così potrai trascenderla e ritornare ad utilizzarla a tuo piacimento.

Solo così potrai svincolarti dall'abituale e svilente dialogo interno.

Solo così potrai affrancarti dalle opprimenti emozioni negative.

Se ci riflettete non è nulla di sconvolgente.

Castaneda suggeriva di svincolarsi dal fare abituale mediante il non-fare, oppure di ottenere la conoscenza silenziosa fermando il dialogo interno (fermando la descrizione del mondo).

I taoisti la mettevano in termini di Wu-Wei...

Patanjali parlava di Citta Vritti Nirodha (cessazione dell'identificazione con dei vortici della coscienza)

Alcuni filosofi greci parlavano di Epochè (sospensione del giudizio).

Magrin parla di stato senza mente (sospensione della frenetica attività mentale).

Insomma, puoi cambiare approccio o tradizione ma alla fine siamo sempre lì.


Nei prossimi interventi approfondirò l'approccio di Andrea.

A presto.


(ZeRo)


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