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THE CHINA STUDY – CAP. 1 – PROBLEMI DA AFFRONTARE, SOLUZIONI DA TROVARE

«Chi non conosce il cibo non può capire le malattie dell’uomo». – Ippocrate

-In una dorata mattina del 1946, nel periodo in cui l’estate si trascinava stanca verso la fine e l’autunno reclamava il suo ingresso, nella nostra fattoria non si sentivaaltro che il silenzio. Non c’era il rombo dei motori delle auto, e gli aerei non lasciavano scie nel cielo. Solo silenzio. C’erano gli uccelli canori, naturalmente, e le mucche,e il canto del gallo che risuonava a intervalli, ma erano suoni che non facevano cheriempire il silenzio, la pace.In piedi, al secondo piano del nostro granaio, con le enormi porte marroni spalancatea far entrare i raggi del sole, ero un dodicenne felice. Avevo appena finito un’abbondantecolazione di campagna a base di uova, pancetta, salsiccia, patate fritte e prosciutto accompagnati da un paio di bicchieri di latte. Mia madre aveva cucinato un pasto squisito. Avevo sentito crescere il mio appetito sin dalle quattro e trenta del mattino, quando miero alzato per mungere le vacche con mio padre Tom e mio fratello Jack.Mio padre, che allora aveva 45 anni, era in piedi accanto a me nel silenzio assolato. Aprì un sacco da 25 chili di semi di alfalfa, rovesciò tutti quei minuscoli semisul pavimento di legno di fronte a noi, e poi sollevò il coperchio di una scatola checonteneva una polvere nera e sottile. Quella polvere, così mi spiegò, erano batteri cheavrebbero aiutato l’alfalfa a crescere. Si sarebbero attaccati ai semi e sarebbero di ventati parte della radice della pianta in crescita per tutto il suo ciclo vitale. Avendoricevuto solo due anni di istruzione regolare, mio padre era orgoglioso di sapere chei batteri contribuivano alla trasformazione in sostanza proteica dell’azoto contenutonell’aria. Mi spiegò che le proteine facevano bene alle mucche che alla fine se ne sarebbero nutrite. Quel mattino il nostro compito era mischiare i batteri ai semi di alfalfa prima di interrarli. Sempre curioso, chiesi a mio padre perché l’operazione funzionasse e come. Lui fu contento di spiegarmelo, e io di ascoltare la sua spiegazione:si trattava di informazioni importanti per un ragazzo di campagna.Diciassette anni più tardi, nel 1963, mio padre ebbe il suo primo infarto. Avevasessantun anni. Morì quando ne aveva settanta in seguito al secondo grave attaccocoronarico. Ne fui sconvolto. Mio padre, che era stato accanto a me e ai miei fratelliper così tanti giorni nella quiete della campagna e ci aveva insegnato cose che ancorami sono preziose nella vita, non c’era più.  Dopo decenni di ricerca sperimentale sull’alimentazione e sulla salute, ora so chela malattia che uccise mio padre si può prevenire, e addirittura far regredire. La salute vascolare (arterie e cuore) è possibile senza ricorrere ai rischi della chirurgia e afarmaci potenzialmente letali. Ho imparato che è un risultato ottenibile semplice-mente mangiando il cibo giusto.Questa storia racconta di come il cibo ci può cambiare la vita. Ho passato tuttigli anni della mia carriera compiendo ricerche e insegnando a svelare il complicatomistero in base al quale la salute evita alcuni individui e ne protegge altri nel suoabbraccio, e ora so che è soprattutto ciò che mangiamo a determinare l’esito finale.Si tratta di un’informazione che non potrebbe essere più opportuna in questo momento. Il nostro sistema sanitario è troppo costoso, esclude troppe persone e nonpromuove la salute, né previene la malattia. Si sono scritti volumi e volumi su comearrivare a una soluzione, ma il progresso è stato dolorosamente lento. 1.1. Malattie? Prego, servitevi pure!

Se siete uomini di questo paese, l’Associazione americana per la lotta contro i tumori afferma che avete il 47% di possibilità di ammalarvi di tumore. Se siete donne,le cose per voi si mettono un po’ meglio, ma la percentuale è comunque pari a unoschiacciante 38% 1 . Il tasso di mortalità per cancro nel nostro paese è fra i più alti almondo e continua a peggiorare (Grafico 1.1). Malgrado trent’anni di finanziamentialla “guerra contro il cancro”, i nostri progressi finora sono stati limitati.Diversamente da quanto molti pensano, il cancro non è un evento naturale. Adottare una dieta e uno stile di vita sani può prevenire la maggioranza dei tumorinegli Stati Uniti. La vecchiaia può e deve essere un’età tranquilla e serena.

Ma il cancro è solo parte di un più vasto quadro che riguarda la malattia e lamortalità in America. Se rivolgiamo lo sguardo altrove, possiamo constatare la presenza di un modello generale improntato alla cattiva salute: stiamo per esempio rapidamente diventando la popolazione più pesante del mondo. Ormai gli americanisovrappeso superano largamente in numero coloro che mantengono un peso sano.Come dimostra il Grafico 1.2, negli ultimi decenni i nostri tassi di obesità hannoregistrato una rapida impennata

In base ai dati del Centro nazionale di statistica sanitaria, in questo paese quasi un terzodegli adulti di età pari o superiore a vent’anni è obeso! 3 Si è considerati obesi se si ha unpeso in eccesso superiore a un terzo del peso considerato ottimale. Una tendenza altrettanto allarmante viene attualmente riscontrata anche nei bambini di soli due anni di età 3 .Ma il cancro e l’obesità non sono le uniche epidemie a proiettare una vasta ombrasulla salute americana. Anche il diabete è aumentato in proporzioni senza precendenti. Attualmente un americano su tredici ne è affetto, e questo rapporto numerico continua a salire. Se non sapremo tenere nel dovuto conto l’importanza della dieta, altrimilioni di americani inconsapevoli si ammaleranno di diabete e ne subiranno le conseguenze, comprese la cecità, l’amputazione degli arti, le malattìe cardiovascolari e renalie la morte precoce. Malgrado ciò, i ristoranti di  fast food  che servono cibi privi di valorenutritivo sono ormai presenze fìsse quasi in ogni centro abitato. Mangiamo fuori casapiù spesso di quanto sia mai avvenuto prima 4 , e la rapidità ha assunto la priorità rispetto alla qualità. Dal momento che trascorriamo più tempo a guardare la televisione, aintrattenerci con i videogiochi e a utilizzare il computer, siamo fisicamente meno attivi.

Il diabete come l’obesità non sono che sintomi di cattiva salute generale: raramentesi presentano isolati da altre malattie e spesso preannunciano problemi di salute piùgravi e profondi quali le cardiopatie, il cancro e l’ictus. Due dei dati statistici più allarmanti rivelano che fra i trentenni il diabete è aumentato del 70% in meno di diecianni, e la percentuale di popolazione obesa negli ultimi trent’anni è quasi raddoppiata.Un aumento cosi incredibilmente rapido di queste “patologie-segnale” nella popolazione americana compresa nelle fasce di età da giovane a media preannuncia l’avventonei prossimi decenni di una catastrofe sanitaria che potrebbe diventare un onere insostenibile per un sistema sanitario già in condizioni critiche sotto innumerevoli aspetti.

Aumento percentuale di incidenza dal 1990 al I998 s : Età: 30-39 (70%) • Età: 40-49 (40%) • Età: 50-59 (31 %) Percentuale di diabetici inconsapevoli della malattia contratta 5 : 34% Conseguenze del diabete 6 : cardiopatia e ictus, cecità, malattie renali, disturbi del sistemanervoso, patologie dentali, amputazione di arti. Costo economico annuale del diabete 7 : 98 miliardi di dollari (Dati statistici relativi al diabete) Ma le più dilaganti cause di morte nella nostra cultura non sono l’obesità, il diabete oil cancro, bensì le cardiopatie, che uccidono un americano su tre. In base ai dati dell’Associazione americana di cardiologia, più di 60 milioni di americani soffrono attualmentedi una qualche forma di patologia cardiovascolare, compresi ipertensione, ictus e cardiopatia 8 . Come me, ognuno di voi avrà senz’altro conosciuto qualcuno che ha perso la vitaa causa di una cardiopatia. Ma da quando il mio stesso padre è morto di infarto più ditrentanni fa si è scoperta una grande quantità di informazioni utili a comprendere questa patologia. La più eclatante fra le scoperte di questi ultimi anni è che le cardiopatie sipossono prevenire e persino far regredire con una dieta sana 9,10 . Gli individui che nonriescono a compiere le più semplici attività fìsiche a causa di una grave angina possonoritrovare una nuova vita semplicemente modificando la dieta abituale. Facendo nostraquesta rivoluzionaria informazione potremmo riuscire a sconfiggere collettivamente lamalattia più pericolosa di questo paese.

1.2. Oops… non era questo che volevamo!

Mentre un numero crescente di americani è vittima di malattie croniche, la speranza è che i nostri ospedali e il personale medico faranno tutto il possibile per aiutarci. Purtroppo sia la stampa nazionale, sia le aule dei tribunali sono popolati dastorie e vicende che ci rivelano che l’assistenza inadeguata è diventata la norma.Una delle voci più autorevoli della comunità medica, il  Journal of the American Medicai     Association (JAMA) ha recentemente pubblicato un articolo di Barbara Starfield, M.D.,in cui si asserisce che l’errore da parte del medico, l’errore terapeutico e gli eventi avversiderivanti da farmaci o interventi chirurgici uccidono 225.400 persone all’anno (Grafico1.5) 11 . Questo dato fa del nostro sistema sanitario la terza causa principale di morte negliStati Uniti, preceduta solo dal cancro e dalle cardiopatie (Grafico 1.4)

Quest’ultima categoria di decessi, che è anche la più vasta, comprende i pazientiospedalizzati che muoiono in seguito all’effetto «nocivo, non intenzionale e indesiderato di un farmaco» 15 , che si presenta con somministrazione di dosi normali 16 . Anchecon l’utilizzo di farmaci approvati e di procedure terapeutiche corrette, in un anno piùdi centomila persone muoiono in seguito a reazioni indesiderate alla “medicina” chedovrebbe far loro riacquistare la salute 15 . Aggiungiamo che questo stesso resoconto statistico, che riassumeva e analizzava trentanove studi separati, ha riscontrato che quasiil 7% (uno su quindici) di tutti i pazienti ospedalizzati aveva avuto esperienza di unagrave reazione avversa al farmaco, tale da «richiedere l’ospedalizzazione, prolungarla, provocare disabilità permanente o avere come risultato il decesso» 15 . Si trattava dipersone che avevano assunto farmaci come da istruzioni. In questo numero non sonoincluse le decine di migliaia di persone che soffrono a causa di somministrazione eimpiego errati di tali medicinali, e neppure vi sono compresi gli eventi avversi che sonodefiniti “possibili” effetti di un farmaco, o i medicinali che non raggiungono l’effettodesiderato. In altre parole, l’indicazione “uno su quindici” è un dato prudente 15 .Se l’alimentazione fosse un tema maggiormente compreso, e se la prevenzione e lecure naturali fossero più accettate nella comunità medica, non ci troveremmo a riversare nei nostri corpi una tale quantità di farmaci tossici e potenzialmente letali nella fasepiù avanzata di una malattia. Non cercheremmo freneticamente nuovi medicinali chealleviano i sintomi ma spesso non fanno nulla per contrastare le cause fondamentalidelle nostre patologie. Non spenderemmo il nostro denaro per realizzare, brevettare ecommercializzare farmaci “miracolosi” che spesso causano problemi di salute addizionali. L’attuale sistema non è stato all’altezza delle sue promesse. E’ tempo di cambiare ilnostro modo di pensare e di acquisire una prospettiva più ampia sulla salute che comprenda una corretta concezione e un corretto impiego di un’alimentazione sana.Quando volgo lo sguardo indietro su ciò che ho imparato, è grande lo sgomentonel constatare che le circostanze che accompagnano il modo di morire degli americani sono spesso precoci, dolorose e costose in maniera del tutto ingiustificata. 1.3  Una tomba dispendiosa

Negli Stati Uniti si spende di più per il sistema sanitario che in qualsiasi altro paeseal mondo (Grafico 1.6).Nel 1997 abbiamo speso più di mille miliardi di dollari per l’assistenza sanitaria 17 .1costì per la nostra “salute” stanno infatti lievitando in modo così incontrollato che l’agenzia governativa Health Care Financing Administration ha previsto che nel 2030 ilnostro sistema costerà sedicimila miliardi di dollari 17 . Le spese hanno sopravanzato l’inflazione con una tale continuità che attualmente su sette dollari prodotti dall’economia,uno viene destinato all’assistenza sanitaria (Grafico 1.7). Abbiamo assistito a un aumento delle spese pari quasi al 300%, come parte del prodotto interno lordo, e questo inmeno di quarant’anni! Ma cosa viene acquistato con questi finanziamenti straordinari?Servono a creare salute? La mia risposta è no, e molti commentatori seri concordano.In tempi recenti si è paragonato lo stato della salute di dodici paesi del mondo,fra cui gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia e diversi paesi dell’Europa occidentale,sulla base di sedici diversi indicatori di efficienza sanitaria 19 . Mediamente gli altripaesi spendono circa la metà della cifra pro capite che gli Stati Uniti destinano allasanità. Non sarebbe perciò ragionevole aspettarsi che il nostro sistema sanitario siasuperiore agli altri? Purtroppo, invece, fra questi dodici paesi il sistema americano sicolloca sistematicamente nelle posizioni più basse 11 . In un’analisi monografica, l’Or-ganizzazione mondiale della sanità ha collocato gli Stati Uniti, sulla base del rendimento del sistema sanitario, alla trentasettesima posizione della classifica mondiale 20 .Chiaramente il nostro non è fra i migliori sistemi al mondo, malgrado le spese sianodi gran lunga superiori a quelle di ogni altro paese.

Troppo spesso negli Stati Uniti le decisioni terapeutiche di un medico vengonoprese per motivi di denaro e non di salute. Temo che le conseguenze della mancanza di un sistema mutualistico non siano mai state più spaventose di adesso e quasi44 milioni di americani non sono assicurati 21 . Non è a mio avviso accettabile che sispenda per la sanità più denaro di qualsiasi altro paese del pianeta e che si continodecine di milioni di persone tuttora prive di accesso all’assistenza di base.Da ben tre diversi punti di vista – la diffusione delle patologie, l’efficienza dell’assistenza sanitaria e la sua gestione economica – possiamo affermare che il nostrosistema medico sia profondamente in crisi. Ma non si fa giustizia a questo problemasemplicemente riconteggiandone le cifre e le statistiche. Molti di noi hanno trascorso giorni terribili ad assistere un proprio caro negli ospedali o nelle case di cura durante la fase terminale di una malattia. Forse voi stessi siete stati pazienti e sapete inprima persona quanto poco funzioni questo sistema. Non è paradossale che il sistema che dovrebbe guarirci finisca troppo spesso per farci soffrire? 1.4. Lavorare per ridurre la confusione

Gli americani devono sapere la verità: devono sapere ciò che abbiamo scopertocon la nostra ricerca. La gente deve sapere perché ci ammaliamo in modo del tutto ingiustificato, perché troppi di noi muoiono prematuramente malgrado i miliardispesi nella ricerca. Ironia vuole che la soluzione sia semplice e per nulla dispendiosa.La risposta alla crisi sanitaria americana è il cibo che ciascuno di noi sceglie di portare alla bocca ogni giorno: nient’altro che questo.Benché molti di noi pensino di essere bene informati sull’alimentazione, le cosenon stanno così. Tendiamo a seguire le diete dettate dalla moda e una lascia il postoall’altra. Scartiamo sdegnosamente i grassi saturi, il burro o i carboidrati e poi ci rivolgiamo alla vitamina E, agli integratori di calcio, all’aspirina o allo zinco e concentriamo la nostra attenzione e le nostre energie su componenti alimentari estrema-mente specifiche, come se questo potesse svelare i segreti della salute. Troppo spessoperò la fantasia supera la realtà. Forse ricorderete la dieta proteica che ha catturatoil paese sul finire degli anni Settanta del Novecento: prometteva di far perdere pesosostituendo il cibo vero con un frullato proteico. In un brevissimo arco di tempo,quasi sessanta donne persero la vita a causa di questa dieta. In tempi più recenti milioni di persone hanno adottato diete ad alto contenuto proteico o lipidico basandosisu libri come La dieta Atkins, Protein Power  e La dieta di South Beach. Un sempremaggior numero di prove dimostra che queste diete proteiche continuano a infliggere una gran varietà di pericolosi disturbi alla salute. Ciò che non sappiamo e noncomprendiamo in tema di nutrizione può farci davvero male.Sono ormai più di due decenni che combatto con questa confusione nell’opinionepubblica. Nel 1988 fui invitato a illustrare la mia opinione sui motivi per cui il pubblicoè così confuso riguardo a dieta e alimentazione davanti alla Commissione affari governativi del senato presieduta dal senatore John Glenn. Dopo aver esaminato questo problema, sia in preparazione di questa mia attestazione, sia in seguito ad essa, posso asserirecon sicurezza che una delle maggiori fonti di confusione è la seguente: troppo spesso noiscienziati ci concentriamo sui dettagli e ignoriamo il contesto generale. Per esempio, riponiamo le nostre speranze e dedichiamo il nostro impegno a una sola sostanza nutritivaper volta, che si tratti della vitamina A per la prevenzione del cancro, o della vitamina Eper la prevenzione dell’infarto. Eccediamo nella semplificazione e sottovalutiamo l’infinita complessità della natura. Spesso condurre ricerche sulle più minuscole componentibiochimiche degli alimenti e cercare di trame ampie conclusioni riguardo alla dieta e allasalute conduce a risultati contraddittori che a loro volta portano a scienziati confusi, adecisioni politiche confuse e a un pubblico sempre più confuso. 1.5 Un diverso tipo di prescrizione

Molti autori dei libri più venduti nel campo dell’alimentazione sostengono di essere ricercatori, ma non mi risulta che la loro “ricerca” comprenda esperimenti originaliattuati in modo professionale. Non hanno cioè progettato e condotto studi scientificisotto l’attento esame dei colleghi ricercatori e scienziati. Hanno un numero limitatodi pubblicazioni in riviste scientifiche sottoposte a referaggio, o non ne hanno affatto, non hanno ricevuto una vera formazione in scienza dell’alimentazione, non appartengono a istituzioni scientifiche di ricerca, non hanno partecipato a referaggio comerevisori scientifici. Cionondimeno, spesso realizzano progetti e prodotti molto remunerativi che, se da un lato arricchiscono i loro creatori, dall’altro non lasciano al lettorenient’altro che l’ennesima inutile ed effimera dieta all’ultimo grido.Se conoscete i libri per la “salute” della vostra libreria di quartiere, avrete probabilmente sentito nominare La dieta Atkins, La dieta di South Beach  , Sugar Busters, La  dieta Zona o L’alimentazione su misura. Questi libri hanno reso l’informazione alimentare più confusa, più difficile da comprendere e in definitiva più sfuggente. Sein seguito a questi programmi improvvisati non sarete affaticati, costipati o mezzimorti di fame, avrete comunque la testa che gira a forza di contare calorie e misurare i grammi di carboidrati, proteine e grassi. Qual è poi il vero problema? I grassi?I carboidrati? Qual è la proporzione di sostanze nutritive che permette la maggiorperdita di peso? Le Crucifere vanno bene per il mio gruppo sanguigno? Sto assumendo i giusti integratori? Qual è la giusta razione giornaliera di vitamina C? Ho lachetosi? Di quanti grammi di proteine ho bisogno?Il quadro è chiaro, ma questa non è salute. Sono solo diete passeggere che incarnano il peggio della medicina, della scienza e della divulgazione mediatica.Se non vi interessa altro che un programma bisettimanale per perdere peso, questo libro non fa per voi. Mi rivolgo alla vostra intelligenza, non alla vostra capacità di attenervi a una ricetta o a un programma dietetico. Intendo offrirvi un modopiù profondo e giovevole di considerare la salute: ho da farvi una prescrizione per lamassima salute possibile che è semplice e facile da seguire, e che offre più benefìcidi qualsiasi farmaco o intervento chirurgico, senza alcun effetto collaterale. Questaprescrizione non è solo un programma dietetico, non richiede tabelle giornaliere oconteggi delle calorie, e il suo scopo non è il mio personale interesse finanziario. Ma,soprattutto, le prove a sostegno sono schiaccianti. Si tratta di cambiare il vostro modo di mangiare e di vivere e ottenere così una salute straordinaria.Qual è dunque la mia ricetta per godere di buona salute? In breve si tratta deimolteplici benefìci del consumo di cibi di origine vegetale e dei largamente sotto- valutati rischi del consumo di cibi di origine animale, compresi tutti i tipi di carne,latticini e uova. Non ho iniziato le mie ricerche con preconcetti filosofici o di altranatura allo scopo di provare la validità delle diete a base di vegetali. Ho anzi cominciato all’estremità opposta dello spettro: nella vita privata ero un allevatore di mucche da latte che amava la carne e in quella professionale ero uno scienziato in ambito istituzionale. Quando insegnavo biochimica nutrizionale nei corsi propedeuticialla facoltà di medicina, ero anzi solito deplorare le idee dei vegetariani. Il mio unico interesse è ora spiegare nel modo più chiaro possibile la base scientifica delle mie teorie. Un cambiamento delle pratiche dietetiche avverrà e si affermerà solo se la gente crederà nelle prove e ne sperimenterà i benefici. Di solito sisceglie ciò che si mangia per un certo numero di ragioni, e i motivi di salute sonouno fra i tanti possibili fattori. Il mio compito è solo presentare le prove scientifichein forma accessibile: il resto sta a voi.La base scientifica delle mie teorie è largamente empirica, ed è stata ottenuta mediante l’osservazione e la misurazione. Non è illusoria, ipotetica o aneddotica, maderiva da legittimi risultati scientifici. Si tratta del tipo di scienza propugnata originariamente 2.400 anni fa da Ippocrate, il padre della medicina, che affermava: «Cisono, in realtà, due cose: sapere e credere di sapere. Sapere è scienza. Credere di sapere è ignoranza». Il mio progetto è mostrarvi quanto sono arrivato a sapere.

Molte delle mie prove scientifiche derivano da ricerche su soggetti umani condotte da me e dagli studenti e colleghi del mio gruppo di ricerca. Questi studi scientificisi differenziavano sia nell’impostazione, sia negli obiettivi. Comprendevano un’indagine sul tumore del fegato nei bambini filippini e il loro consumo di una mico-tossina, l’aflatossina 22,23 ; un programma nazionale di centri nutrizionali di autoaiutoper bambini filippini denutriti in età prescolare 24 ; uno studio dei fattori dietetici cheinfluenzano la densità ossea e l’osteoporosi in ottocento donne cinesi 25 ” 27 ; una ricercadei biomarcatori che caratterizzano l’insorgenza del tumore al seno 28,29 e uno studioscientifico a carattere nazionale di vasta portata che riguardava i fattori dietetici e glistili di vita associati alla mortalità per malattia in 170 villaggi della Cina continentale e di Taiwan (ampiamente conosciuto come The China Study) 30 ~ 33 . Questi studi, di portata e ambito fortemente differenti, si occupavano di malattieche si suppongono collegate a varie pratiche dietetiche, e permetteva così di investigare a fondo la correlazione fra dieta e malattia. Lo Studio Cina, che ho direttopersonalmente, ebbe inizio nel 1983 e prosegue tuttora.Oltre a questi studi condotti su soggetti umani, ho curato per ventisette anni unprogramma di ricerca di laboratorio con esperimenti su animali. Iniziato sul finire degli anni Sessanta del Novecento, questo programma di ricerca finanziato dagliIstituti nazionali di sanità investigava il legame fra dieta e cancro a una considere vole profondità. Le nostre scoperte, che sono state pubblicate dalle più prestigioseriviste scientifiche, mettevano in questione i principi basilari delle cause dei tumori. Alla fine di tutto, i miei colleghi ed io siamo stati onorati di ricevere un totale disettantaquattro anni di sovvenzioni. In altre parole, dal momento che avevamo av viato più di un programma di ricerca parallelo, abbiamo compiuto ricerca finanziataper un valore pari a settantaquattro anni in un periodo inferiore ai trentacinque. Apartire dai dati di questa ricerca sono stato autore o coautore di più di trecentocin-quanta articoli scientifici. Per questa lunga serie di articoli e pubblicazioni, ho ricevuto con i miei studenti e colleghi numerosi riconoscimenti. Fra questi il premioper il 1998 dell’istituto americano per la ricerca sul cancro «in riconoscimento diuna vita di importanti risultati nella ricerca scientifica… sulla dieta, l’alimentazionee il cancro», un riconoscimento del 1998 della rivista Self  come una delle «25 persone più influenti nel campo dell’alimentazione», nonché il premio scientifico BurtonKallman del 2004 da parte della Naturai Nutrition Food Association. Inoltre, numerosi inviti da parte di istituzioni mediche e di ricerca a tenere conferenze in piùdi quaranta stati americani e in diversi paesi stranieri hanno dimostrato l’interessedelle comunità scientifiche per queste scoperte. Anche le mie apparizioni alla presenza delle commissioni congressuali e delle agenzie federali e statali testimoniavanoun effettivo interesse pubblico per i nostri risultati. Fra le nostre attività pubblichericordo qui anche le interviste trasmesse nel programma  McNeil-Lehrer News Hour  enon meno di altre venticinque trasmissioni televisive, i reportage pubblicati su USA   Today  , sul  New York Times  e sul Saturday Evening Post  e svariati documentari televisivi ampiamente pubblicizzati che riguardavano il nostro lavoro. 1.6 La promessa del futuro

In tutto questo lungo percorso sono arrivato alla conclusione che i benefici prodotti da una dieta a base di cibi di origine vegetale sono molto più vari e stupefacentidi qualsiasi farmaco o intervento chirurgico impiegati nella pratica medica. Le cardiopatie, i tumori, il diabete, l’ictus, l’ipertensione, l’artrite, la cataratta, il morbo di Alzheimer, l’impotenza e ogni altro tipo di malattie croniche possono essere ampiamente prevenuti. Queste patologie, che in genere si presentano con l’invecchiamento econ la degenerazione dei tessuti, uccidono precocemente la maggior parte di noi.Inoltre abbiamo ora prove cogenti a dimostrazione che la cardiopatia avanzata, itumori di determinati tipi in uno stadio relativamente avanzato, il diabete e alcunealtre malattie degenerative possono essere fatti regredire mediante la dieta. Ricordoil tempo in cui i miei superiori accettavano con riluttanza le prove che l’alimentazione potesse effettivamente  prevenire  per esempio la cardiopatia, e negavano invececon grande veemenza la sua capacità di  far regredire  queste patologie in uno stadiogià avanzato. Ma queste prove non possono più essere ignorate. Coloro che si occupano di scienza e di medicina e si chiudono mentalmente a quest’idea non dimostrano solo pervicacia, ma irresponsabilità.Uno dei benefìci più entusiasmanti di una buona alimentazione è la prevenzionedelle malattie che si ritengono dovute a predisposizione genetica. Oggi sappiamoche possiamo ampiamente evitare queste malattie “genetiche”, anche se dovessimoessere portatori del gene o dei geni responsabili di quella determinata patologia. Mail finanziamento della ricerca genetica continua a toccare sempre nuovi picchi dispesa, nella convinzione che determinati geni pericolosi siano responsabili dell’insor-gere di particolari malattie e nella speranza che in qualche modo riusciremo a “cancellarli”. I programmi di relazioni pubbliche delle industrie farmaceutiche dipingonoora un futuro in cui ciascuno di noi avrà una carta di riconoscimento personale conuna catalogazione di tutti i nostri geni buoni e cattivi. Con questa carta dovremotutti andare dal medico che ci prescriverà una singola pillola allo scopo di sopprimere i nostri geni cattivi. Ho il forte sospetto che non si arriverà mai a questi miracoli,o che, se si tenterà di farlo, ci saranno gravi conseguenze impreviste. Questi futuristici castelli in aria oscurano le soluzioni già ora realizzabili ed efficaci ai problemidella nostra salute, soluzioni basate sull’alimentazione.Nel mio laboratorio abbiamo dimostrato su cavie animali che la crescita tumoralepuò essere attivata e disattivata mediante l’alimentazione, a dispetto di qualsiasi fortepredisposizione genetica. Abbiamo studiato questi effetti in ogni dettaglio e abbiamo pubblicato i nostri risultati sulle migliori riviste scientifiche. Come vedrete piùavanti, queste scoperte sono quanto meno straordinarie, e gli stessi effetti sono statipiù volte riscontrati anche in soggetti umani.Mangiare nel modo giusto non solo previene la malattia, ma genera anche la salutee un senso di benessere fisico e mentale. Alcuni atleti di classe mondiale, come DaveScott, campione di Ironman, assi dell’atletica come Cari Lewis e Edwin Moses, la gran  de tennista Martina Navratilova, il campione mondiale di lotta Chris Campbell (nessunaparentela) e la maratoneta sessantottenne Ruth Heidrich hanno scoperto che consumarecibi di origine vegetale a basso contenuto lipidico permette loro di conseguire risultati nettamente superiori. Alle cavie di laboratorio somministravamo una dieta simile alnormale vitto americano, ricco di proteine animali, per poi paragonarle con altri animali nutriti con una dieta a basso contenuto di proteine animali. Provate a indovinare cosa capitava quando a entrambi i gruppi di animali veniva offerta l’opportunità di usarespontaneamente la ruota per fare del movimento. I ratti alimentati con una dieta a bassocontenuto proteico facevano di gran lunga più ginnastica e con un minor affaticamentorispetto a quelli che seguivano la dieta abituale per la maggior parte di noi. Lo stesso effetto era stato notato dagli atleti di livello mondiale di cui parlavamo prima. Tutto questo non dovrebbe rappresentare una novità per l’ambiente medico ufficiale.Un secolo fa il professor Russell Chittenden, un famoso e affermato ricercatore in camponutrizionale della facoltà di medicina dellUniversità di Yale, aveva svolto un’indagine peraccertare se un alimentazione a base di cibi di origine vegetale avesse qualche ripercussio-ne sulle capacità fìsiche degli studenti 34,35 . Aveva somministrato ad alcuni studenti, a colleghi e a se stesso una dieta a base di vegetali e aveva poi misurato le prestazioni fisichedi tutti i soggetti, ottenendo gli stessi risultati che sarebbero stati evidenziati dai nostritopi quasi un secolo dopo, ed erano risultati altrettanto spettacolari.C’è poi la questione della nostra eccessiva dipendenza dai farmaci e dalla chirurgiaper controllare la salute. Nella sua forma più semplice, mangiare nel modo giustoovvierebbe ampiamente alle enormi spese dovute all’impiego di farmaci, nonché airelativi effetti collaterali. Meno persone dovrebbero ingaggiare nei loro ultimi annidi vita lunghe e dispendiose battaglie con la malattia cronica negli ospedali. La spesa sanitaria calerebbe e gli errori clinici diminuirebbero con il crollo verticale dellemorti premature. In sostanza, il nostro sistema sanitario finalmente si troverebbe aproteggere e promuovere la nostra salute come dovrebbe competergli. 1.7 Semplici origini

Se volgo indietro lo sguardo penso spesso alla vita nella fattoria e a come ha improntato il mio pensiero in tanti modi diversi. La mia famiglia era immersa nella natura in ogni momento della giornata. In estate stavamo all’aperto dall’alba al tramonto, apiantare, a fare il raccolto e a occuparci del bestiame. Mia madre aveva l’orto più bellodelle nostre parti e lavorava duramente giorno dopo giorno perché la nostra famigliafosse ben nutrita di cibo fresco, interamente prodotto nella nostra fattoria.Il mio è stato un viaggio davvero strabiliante. Quello che via via imparavo nonfiniva di sorprendermi. Vorrei che negli anni a metà del Ventesimo secolo la miafamiglia e altre persone a noi vicine avessero avuto le stesse informazioni sul cibo esulla salute che abbiamo oggi. Se fosse stato così, mio padre avrebbe potuto prevenire o far regredire la sua patologia cardiaca. Avrebbe potuto conoscere il mio figlio più piccolo, che porta il suo nome e collabora alla stesura di questo libro. Avrebbepotuto vivere per diversi anni ancora e con una miglior qualità di salute. Il mio viaggio nella scienza durato oltre quarantacinque anni mi ha convinto che ora è più urgente che mai dimostrare come la gente possa evitare queste tragedie. La scienza èdalla nostra parte e deve essere divulgata. Non possiamo permettere che lo statusquo rimanga indiscusso mentre vediamo i nostri cari soffrire inutilmente. E’ tempodi opporsi, sgomberare il campo e assumere il controllo della nostra salute

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