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Ci sono innumerevoli meccanismi di auto-sabotaggio che producono tantissima sofferenza inutile nell’uomo comune.
L’uomo comune non sospetta dell’esistenza di questi meccanismi poiché sono inconsci e passano quasi sempre inosservati. Quando si verificano nell’uomo comune la colpa viene subito proiettata sul mondo esterno. L’effetto dell’auto-sabotaggio viene chiamato “sfortuna, maledizione, sfiga, sventura”. Tutti questi termini presuppongono che l’origine del fallimento si trovi soltanto all’esterno, lontano, negli altri.
Un modo per non rimanere vittima di questi meccanismi di auto-sabotaggio consiste nell’auto-vigilanza.
Imparare a monitorare l’auto-sabotaggio della mente inconscia non è difficile ma non è neppure semplicissimo. È questione di abitudine.
Puoi iniziare con semplici domande:
“Quale sarà il prossimo auto-sabotaggio?”
“Vediamo come avviene l’auto-sabotaggio.”
“Guardiamo l’effetto esterno dell’auto-sabotaggio.”
“L’effetto esterno dell’auto-sabotaggio è un effetto indesiderato, che di solito chiamo sfortuna.”
“Sicuramente c’è un collegamento tra il sabotaggio interno (che ora non vedo) e il risultato negativo che vedo là fuori.”
“L’agitazione e il coinvolgimento eccessivo mi impedisce di riconoscere l’auto-sabotaggio della mente inconscia. Devo portare pazienza e osservare con molta calma questi meccanismi.”
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In questo modo, con questa vigilanza, puoi prendere le distanze dai meccanismi con cui la mente stava sabotando se stessa, il tuo corpo, le tue azioni, etc.
Questi auto-sabotaggi sono all’ordine del giorno, vengono innescati alla velocità della luce, non puoi vederli, fermarli, analizzarli, poiché sono più veloci dell’intelletto e dei sensi. Inoltre non puoi vederli là fuori perché avvengono dentro.
All’inizio non puoi impedire che avvengano ma puoi distanziarti da loro, rimanere meno coinvolto e quindi non farti colpire, infastidire, disturbare, abbattere, atterrare, deprimere.
Li puoi anticipare prevedendo il loro effetto sabotante. Non preoccuparti di interromperli immediatamente, non ci riusciresti con l’intelletto o con i sensi.
Quando per te non saranno più un disturbo non cercherai nemmeno di interromperli. A volte li guarderai con disinteresse, altre volte li guarderai con curiosità. Paradossalmente iniziano a diminuire non appena ti limiti a prevederli e ad osservarli con distacco.
(ZeRo)
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